L'incontro è fissato per oggi (mercoledì 5 febbraio) a Padova, l'intenzione è di arrivare successivamente al ministero dello Sviluppo economico con accordo tra le parti e soluzioni concrete. Sarà il terzo ‘rendez vous’ fra la Safilo e i sindacati, a seguito dell'annuncio dell'11 dicembre 2019 di 700 esuberi dichiarati dall'azienda (sul totale di 2.600 dipendenti) e immediatamente rispediti al mittente da parte di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, con lo sciopero nazionale organizzato il 13 dicembre scorso. Un confronto duro da subito, quello intavolato fra le controparti, per la posizione intransigente assunta dal management di Safilo, che continua a sostenere le proprie scelte, giustificandole con il calo dei volumi produttivi, che diventerà schiacciante nei prossimi mesi a causa del mancato rinnovo di licenze importanti.

“Abbiamo ribadito che, prima di ogni decisione sul futuro dei lavoratori, è bene entrare nel merito del piano industriale presentato dal gruppo, e costruire sinergie con le due regioni interessate – Veneto e Friuli Venezia Giulia – per la definizione di strumenti a favore di chi si dimostra interessato a rilevare l’azienda”, spiegano i sindacati in una nota: “Il patrimonio umano e professionale va salvaguardato e non può essere liquidato senza un confronto chiaro e serio”. Filctem, Femca e Uiltec rilevano che l’incontro di oggi “sarà un’occasione importante per affrontare i problemi in profondità, e solo a fronte di modifiche che suggeriremo durante il negoziato potremo gestire al meglio la crisi, valutando gli opportuni strumenti utili da attuare nei vari stabilimenti. Da parte nostra ribadiamo la volontà di proseguire il tavolo con l’azienda e di prendere tempo per evitare decisioni affrettate e sbagliate”.

Ad aggravare la situazione ci si è messo anche l’allarme sanitario causato dal coronavirus. Lo stabilimento cinese Safilo di Suzhou, al pari di tutte le fabbriche del Paese, è stato chiuso per l’incubo dell’epidemia e così iniziano a mancare i componenti da lavorare a Longarone (Belluno), impianto già coinvolto (assieme a quello di Padova) nel piano degli esuberi decisi dall'azienda. Perciò, a seguito dei rallentamenti produttivi, il 1° febbraio la Safilo veneta ha informato i rappresentanti sindacali che sarà aperta la cassa integrazione per i 400 addetti per la durata di quattro settimane. Indicativamente, i primi giorni di cassa saranno il 6, 7, 10 e 11 febbraio, e i reparti interessati saranno a macchia di leopardo. Dunque, lo scenario futuro rischia di essere quantomai incerto. Tutto dipenderà se la Cina prorogherà ulteriormente o meno la chiusura dei trasporti e la produzione, fa sapere il gruppo dell’occhialeria.    

Tuttavia, per il terzo stabilimento interessato dagli esuberi, quello friulano di Martignacco (Udine), potrebbe esserci un barlume di speranza. L’azienda ne ha confermato la cessazione dell'attività, ma si è detta disponibile a trovare una via di uscita per i 250 addetti, dando il massimo supporto per individuare potenziali acquirenti, senza alcuna preclusione nei confronti di eventuali produttori di occhiali, anche per una eventuale ricollocazione degli impianti e delle competenze. Un apposito advisor, nominato ad hoc, sarà incaricato di trovare una soluzione per l’impianto. Infine, la Safilo si è detta disponibile al dialogo con i sindacati per la modalità di utilizzo della cigs, sempre per quanto riguarda il sito in via di chiusura.