“Un confronto utile a capire ulteriormente le posizioni, ma che non fa registrare passi avanti concreti nella definizione dei percorsi possibili per arrivare agli obiettivi prefissati”: così il segretario Cgil Sardegna, Michele Carrus, commenta, insieme al segretario Filctem regionale, Francesco Garau, la riunione convocata a Roma dalla sottosegretaria al Mise, Alessandra Todde. “Il tempo delle scelte però, non è una variabile indifferente – ha detto il dirigente sindacale – perché, ad esempio, senza il gas si rischia di restare inchiodati al carbone, anche dopo il 2025: questa sarebbe la prima conseguenza di tanta incertezza”.

Resta sul tavolo quanto definito nel Pniec (piano nazionale integrato per l'energia e il clima), ormai approvato, che fissa obiettivi, anche condivisibili, ma non risolve di per sé i problemi sul campo: la stessa realizzazione del nuovo elettrodotto Sardegna-Sicilia, infatti, avverrà molto dopo il 2025, dato che, allo stato attuale, non è un progetto, ma solo un'idea-obiettivo e non rappresenta comunque in alcun modo l’alternativa al carbone, che, invece, deve essere trovata subito, se si vuole davvero arrivare al phase out in tempi rapidi. Ciò emerge dalla disponibilità dei produttori di energia, Enel e Eph, a realizzare la riconversione delle centrali, purché si definisca un quadro programmatico e regolatorio certo per l'utilizzo del gas, in assenza del quale non sono in grado di fare progetti. A detta di tutti, il metano resta una fonte indispensabile per la Sardegna, ma il Governo, al momento, ha rinviato la decisione definitiva sulla rete di trasmissione a terra nell'isola, allo studio costi-benefici affidato alla Rse da Arera, atteso entro marzo.

“Noi siamo per lo sviluppo e la mobilità sostenibile, per il risparmio e l’efficienza energetica, per uno sviluppo programmato delle fonti rinnovabili, che però non sono tutte uguali, e dovremmo iniziare a dire qualche no all’eolico a terra e al fotovoltaico in campagna e molti più sì a termodinamico e biogas – ha detto il sindacalista –, precisando che la decarbonizzazione è obiettivo indispensabile e raggiungibile solo con il metano, su cui sono tutti d’accordo, ma occorre anche chiarirsi sulle modalità con cui si porta e si usa, perché, per noi, deve arrivare a tariffe perequate con il resto del Paese ed essere distribuito nel modo più efficace, conveniente e sostenibile, ovvero attraverso la dorsale, non certo con la follia della distribuzione affidata alle autobotti”.

Solo così, avvertono Cgil e Filctem, si garantisce il controllo pubblico della risorsa e dell’infrastruttura contro il monopolio, che nei singoli bacini starebbe altrimenti in mano ai titolari dei depositi costieri. Infine, il sindacato ha messo l’accento sulla necessità di sbloccare il porto canale dall'anacronistico vincolo paesaggistico ancora esistente, che frena il rilascio dell'autorizzazione al deposito e rigassificatore di Cagliari e allo stesso sviluppo delle attività portuali, che sono in crisi. Insomma, è stato un incontro interlocutorio, da cui si esce con gli stessi interrogativi e le stesse preoccupazioni della vigilia: “L’auspicio è che s'inverta la rotta – concludono Carrus e Garau –, andando spediti verso la realizzazione degli obiettivi prefissati, con programmi precisi, progetti percorribili e tempi stretti. Per farlo, basterebbe rispettare, intanto, gli accordi sul piano di metanizzazione presi nel 2016 tra Governo e Regione, senza tergiversare ulteriormente”.