“È il settore edilizio, subito dopo quello agricolo, a detenere il secondo, terribile posto nella classifica degli incidenti sul lavoro. Eppure la Regione siciliana non risponde agli appelli lanciati dal sindacato a proposito dei controlli sui cantieri, né viene ridimensionato il parametro della velocità della consegna dei lavori, che concorre a creare un clima di stress forsennato a danno della salute di chi lavora”. Parte l'ennesimo accorato allarme da parte della Fillea Cgil di Catania, il sindacato dei lavoratori edili che ogni anno conta i propri morti soprattutto nei cantieri pubblici di tutta Italia. Il segretario generale Giovanni Pistorio sottolinea che “è stato chiesto di seguire il rafforzamento dei controlli da parte della Regione sui cantieri pubblici e privati, nonché l’adozione del Durc di congruità per contrastare il lavoro sommerso”.

Al momento, dal governo regionale non è arrivato alcun segnale concreto. Ma c'è anche un'altra questione aperta, non meno delicata; per la Fillea Cgil di Catania, “siamo estremamente preoccupati per il fatto che, pur di fare utili, tante aziende stiano forzando la mano sui tempi di esecuzione e di consegna dei lavori. In questo modo, infatti, disattendono la normativa nazionale in materia di lavoro straordinario, costringendo i lavoratori a sostenere carichi di lavoro impressionanti e in condizioni di precariato in tanti non hanno la forza di resistere alle richieste dei titolari e a turni di lavoro infiniti e massacranti”.

Per il sindacato catanese degli edili, dunque, potrebbero essere tante le imprese che, mettendo a repentaglio l’integrità psico-fisica dei propri dipendenti, spingono questi ultimi a sforare i limiti previsti dal contratto e dalle norme di legge rispetto ai limiti previsti per il lavoro straordinario. “In questo modo – continua Pistorio – infrangono le  norme in materia di orario di lavoro e quelle di salute e sicurezza, sempre che lo straordinario venga regolarmente dichiarato”.

Ancora non sono disponibili i dati sulle morti del lavoro del 2019 relativi al territorio etneo, ma dall'inizio del 2020 sono già 37 i morti sui luoghi di lavoro sul territorio nazionale. Nel corso del 2019 i morti sui luoghi di lavoro erano stati 701. In questo contesto sono 105 le vittime, pari al 15% del dato complessivo. Si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra e i numeri raddoppiano, persino, se si aggiunge il conteggio dei morti sulle strade. Gli allarmi degli anni scorsi non hanno sortito l'effetto voluto, e non abbiamo purtroppo registrato alcuna inversione di tendenza.

Conclude Pistorio: “La salute e la sicurezza sul lavoro non possono essere dei parametri sacrificabili sull’altare dell’utile d'impresa e la velocità di consegna dei lavori non può essere una variabile non dipendente dalla qualità e dall'innovazione. Sarebbe dunque necessario che, rispetto alla questione che riguarda la violazione in materia di lavoro straordinario, vengano avviati dei controlli a campione sulle ore di lavoro dichiarate in busta paga per i lavoratori”.