Nelle scorse settimane il tribunale di Pesaro ha emanato due importanti sentenze che fissano fondamentali principi in termini di lotta alle discriminazioni di genere. Le questioni decise dal tribunale riguardano due procedimenti speciali previsti dalla legge sulla tutela delle pari opportunità (art. 38 d.lgs 198/2006). Su due distinti ricorsi depositati a tutela di due lavoratrici iscritte alla Cgil e patrocinate dall’avvocato Virgilio Quagliato, il tribunale di Pesaro ha accordato la tutela prevista in caso di discriminazione indiretta che si ha quando, a prescindere dalla volontà, un datore di lavoro mette i lavoratori di un determinato sesso in posizione di svantaggio. La legge dispone che il giudice debba, al termine di un processo speciale con termini abbreviati, eliminare ogni ostacolo e, laddove dimostrato, disporre il risarcimento del danno. Nei casi decisi dal tribunale è stato ritenuto costituire discriminazione indiretta il non rinnovare i contratti a termine alle persone in maternità, ovvero il disporre una lavoratrice, al rientro dalla maternità, in orari di lavoro differenti non solo da quelli osservati precedentemente ma anche differenti dalla residua forza lavoro senza che vi siano particolari motivazioni a sostegno.

Elemento da non trascurare – commenta Roberto Rossini, segretario generale della Cgil di Pesaro e Urbino - è che le due vicende attengono una al mondo del lavoro pubblico e l’altra al modo del lavoro privato, applicando il medesimo principio, senza operare alcuna distinzione in merito al differente contesto lavorativo, facendo prevalere il diritto alla tutela dalla discriminazione di genere rispetto ad ogni altra condizione di contesto produttivo, di mercato o di servizio. Dall’altra le due sentenze sono particolarmente importanti perché riaffermano che la condizione di maternità non può e non deve essere vissuta nel mondo del lavoro e in generale nella nostra società come un problema del quale liberarsi" oppure prendendo "decisioni lesive nel percorso professionale delle lavoratrici al rientro nel luogo di lavoro". Per la Cgil sono sentenze "importanti", spiega sempre Rossini, "tanto più nel nostro Paese dove ancora le differenze salariali e contributive tra uomini e donne sono fortissime e sempre più accentuate, e dove la condizione di maternità è ancora l’evento che condiziona pesantemente le scelte di carattere professionale delle donne che troppo spesso sono costrette a scegliere di lasciare il proprio lavoro oppure di optare la dove è possibile per un rapporto di lavoro part-time, con tutte le conseguenze anche di carattere previdenziale che tali decisioni inevitabilmente a normativa invariata comportano”.