Giornate decisive per la vertenza Safilo. Il 10 dicembre scorso il noto brand di occhiali ha presentato un nuovo piano industriale quadriennale che prevede circa 700 esuberi (su 2.600 dipendenti complessivi): 400 nello stabilimento di Longarone (Belluno), 50 nel quartier generale di Padova e 250 nel sito produttivo di Martignacco (Udine), che verrebbe direttamente chiuso. Una decisione subito avversata da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che venerdì 13 dicembre hanno tenuto uno sciopero nazionale e aperto una campagna di assemblee in tutti i posti di lavoro del gruppo.

A motivare la crisi della Safilo è la perdita della licenza Dior, la più importante del suo portfolio, che dal 2021 sarà prodotta da Thelios, astro nascente del settore eyewear (è stata lanciata nel 2017) nonché joint venture tra Lvmh e Marcolin, che ha anch'essa sede a Longarone. “La Safilo, a fronte di iniziative tese a recuperare attività nei siti produttivi italiani, ha comunicato una perdita di volumi pari al 50 per cento”, spiegano i sindacati: “Poiché nel mercato non esistono licenze che possano sostituire la produzione dei marchi che stanno uscendo, ci ha presentato un piano industriale che prevedrebbe una pesantissima riduzione di personale e la chiusura del sito produttivo di Martignacco”.

Azienda e sindacati s’incontrano oggi (martedì 7 gennaio) a Padova, per la prima volta dopo l’annuncio del piano industriale: la proposta delle organizzazioni è d’iniziare a dirimere la questione utilizzando intanto i contratti di solidarietà per i 400 esuberi di Longarone, misura che potrebbe essere accolta dal management, abbassando quindi già di parecchio il numero degli eventuali licenziamenti. Un vertice importantissimo, dunque, che precede quello allargato ai rappresentanti del governo di giovedì 16 gennaio a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico.

“Prendiamo atto di un’importante situazione di difficoltà che mette a rischio la sopravvivenza della stessa Safilo, ma ribadiamo che non è possibile che siano sempre i lavoratori a pagare il conto di scelte e strategie inadeguate”, commenta la segretaria generale della Filctem Cgil Belluno Denise Casanova, rilevando come nell'incontro del 10 dicembre scorso il piano sia stato “esposto in soli otto minuti, tanto è l'interesse per le persone che lavorano negli stabilimenti”. La prima necessità dei sindacati, conclude Casanova, è di “essere certi che per le nostre fabbriche ci sarà un futuro, e capire quale sarà. Prima vogliamo sapere questo, poi parleremo di riorganizzazione del lavoro e degli eventuali ammortizzatori sociali”.