A settant’anni di distanza dall’eccidio delle Fonderie Riunite di Modena, dove il 9 gennaio 1950 furono assassinati sei lavoratori e altri 200 rimasero feriti, i sindacati promuovono un nutrito programma di iniziative di commemorazione oltre all’ormai tradizionale minuto di silenzio davanti al cippo dei caduti in zona Crocetta. In particolare, grazie alla collaborazione di numerosi attivisti dei sindacati pensionati, è stata realizzata la mostra “9 Gennaio 1950 – 9 Gennaio 2020. La memoria della città” allestita presso AGO Modena Fabbriche culturali, e la sera si terrà un concerto straordinario presso la Chiesa di Sant’Agostino.

Quel 9 gennaio di settant’anni fa i lavoratori protestavano contro la serrata e i licenziamenti ingiustificati alle Fonderie Riunite. La polizia sparò sulla folla provocando la morte di sei persone: Angelo Appiani (meccanico ed ex partigiano di 30 anni), ucciso proprio davanti alle Fonderie; Renzo Bersani (operaio metallurgico, 21 anni), colpito a morte lontano dagli scontri; Arturo Chiappelli (spazzino disoccupato di 43 anni), raggiunto dai proiettili della polizia vicino alla Fonderia; Ennio Garagnani (carrettiere nelle campagne di Gaggio, di 21 anni) colpito a morte lontano dagli scontri; Arturo Malagoli (operaio ed ex partigiano, 21 anni), colpito davanti al passaggio a livello della vicina ferrovia; Roberto Rovatti (fonditore di 36 anni), colpito con i calci dei fucili della Celere, gettato in un fosso e finito con un colpo sparato a distanza ravvicinata.

Una vera e propria strage, che scatenò la reazione del sindacato e delle forze politiche di sinistra (qui la nostra ricostruzione sulla reazione di Giuseppe Di Vittorio e Palmiro Togliatti). “I fatti del 9 gennaio 1950 – ricordano Cgil Cisl Uil Modena in una nota unitaria – per la loro drammaticità segnano il culmine di un clima conflittuale nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro in provincia di Modena e in tutto il paese nel primo decennio del dopoguerra”, e segnano “la sproporzione tra la brutale repressione e la richiesta di libertà e democrazia avanzata a gran voce dalle lavoratrici e dai lavoratori modenesi. Anche con il sacrificio di quelle vite umane e con quella dura stagione di lotte per i diritti, si avviò il difficile cammino della costruzione della democrazia industriale e del civile convivere democratico nella nostra provincia”.

Le Fonderie facevano parte del gruppo siderurgico guidato dall’imprenditore modenese Adolfo Orsi. Al termine della guerra, crollato il regime fascista, i lavoratori ripresero “le attività sindacali vietate dal fascismo all’interno delle fabbriche: i consigli di fabbrica e le commissioni interne erano formati principalmente da antifascisti e questo incideva sugli aspetti produttivi, mentre a livello sindacale si puntava a maggiori diritti per gli operai, tolti durante il fascismo. Le fabbriche diventavano così luoghi altamente sindacalizzati”, ricorda Marco Amendola, autore del documentario 1950. I ragazzi delle Fonderie, in una ricostruzione sull’eccidio.

Parlano i testimoni (video di Marco Amendola)

Il biennio 1948-1950 fu scandito da molte vertenze, fu anzi una lunga vertenza che vide operai e sindacati da un lato e la proprietà che, dall’altro, con licenziamenti e serrate, colpiva il lavoro organizzato. Nel novembre del 1949 si arriva alla “minaccia della proprietà di licenziare 120 lavoratori alle Fonderie Riunite – ricostruisce sempre Amendola –, se la commissione interna non accetta un taglio dei salari e la non partecipazione del sindacato alle riunioni di gestione della produzione. Mentre i sindacati concertano un accordo, la proprietà applica inaspettatamente la serrata alle Fonderie Riunite il 5 dicembre 1949. I lavoratori organizzano picchetti alla fabbrica che durano per più di 3 settimane, con la solidarietà dei modenesi che portavano alimenti, e con lo stabilimento sempre presidiato dalle Forze dell’ordine. Il 28 dicembre la proprietà annuncia la riapertura delle Fonderie Riunite per il 9 gennaio 1950, con il taglio da 560 a 250 lavoratori”. Di conseguenza, “il Consiglio generale dei sindacati e delle Leghe della Camera del Lavoro proclama uno sciopero generale di 8 ore per il mattino del 9 gennaio 1950”.

La mattina del 9 gennaio 1950 circa 10 mila persone si riunirono davanti alle Fonderie Riunite. Gli stabilimenti erano presidiati dalle forze dell’ordine, che aprirono il fuoco sulla folla adducendo in seguito come motivazione l’aggressione subita da un carabiniere. “Nessuna delle vittime lavorava nelle Fonderie Riunite”, ricorda sempre Amendola. Dopo gli scontri lo stabilimento fu riaperto, senza licenziamenti, fu firmato un nuovo contratto sindacale e Angelo Orsi lasciò la guida dell’azienda. Il processo giudiziario accertò “l’assenza di scontri fra polizia e manifestanti” e “la premeditazione delle forze dell’ordine nella loro decisione di agire con la forza in ogni caso”, nonché “l’assenza di atti di resistenza alle forze dell’ordine da parte dei manifestanti”, ricostruisce sempre Amendola.

9 gennaio 2020. Il programma delle iniziative a Modena
Per la tradizionale commemorazione di Cgil Cisl Uil l’appuntamento è alle ore 9 presso il cippo ai caduti delle ex Fonderie in zona Crocetta (cavalcaferrovia via C.Menotti/via Santa Caterina). I segretari di Cgil Cisl Uil Manuela Gozzi, William Ballotta e Luigi Tollari, unitamente alle autorità cittadine, deporranno corone di alloro in memoria dei 6 operai uccisi.

Alle ore 18 presso AGO Modena Fabbriche Culturali (Largo Porta Sant’Agostino, 228 e via Berengario 20) verrà inaugurata la mostra fotografica “9 Gennaio 1950 – 9 Gennaio 2020: la memoria della città” che rimarrà aperta fino all’8 marzo 2020 (orari apertura: mercoledì, giovedì, venerdì ore 15-18; sabato e domenica ore 10-13 e 15-18). La mostra è stata possibile grazie all’iniziativa dei sindacati pensionati di Cgil Cisl Uil che, attraverso il lavoro di un gruppo di attivisti sindacali, hanno raccolto decine e decine di immagini, documenti, articoli di giornali d’epoca, video tra cui il film girato da Carlo Lizzani in occasione dei funerali, un importante docu-video con interviste, tra gli altri, anche ai congiunti dei caduti di Antonella Battilani e il più recente documentario di Marco Amendola, già citato. L’allestimento della mostra ripercorre attraverso un nutrito e per buona parte inedito apparato fotografico e documentale i giorni immediatamente precedenti il 9 gennaio 1950, la mattina del 9 gennaio, i funerali, la manifestazione in occasione del trigesimo dell’eccidio, le commemorazioni degli anni successivi.

La sera di giovedì 9 gennaio è previsto un concerto straordinario alle ore 20.30 presso la Chiesa di Sant'Agostino (piazza S.Agostino, 6) dove l'Orchestra da Camera Momus suonerà lo Stabat Mater, di Luigi Boccherini, direttore Stefano Seghedoni, Soprano Cristina Park e Letture dell’attrice Franca Lovino. L’ingresso alla mostra e al concerto sono gratuiti. Info: Reception AGO 059/6138098. Le iniziative del 70° del 9 gennaio 1950 si avvalgono della collaborazione con il Comune di Modena, la Regione Emilia Romagna, AGO Modena Fabbriche Culturali e il contributo dell’Istituto Storico di Modena.

(d.o.)