“Nei giorni scorsi, abbiamo lanciato l’allarme insieme a centinaia di altri attori dell’assistenza ai migranti per una circolare del servizio centrale del Siproimi, che ha sollecitato l’uscita entro il 2019 dagli ex-Sprar dei titolari di protezione umanitaria e richiedenti asilo, a cui secondo il decreto sicurezza non è più riconosciuto il diritto all’accoglienza”. Così in una nota la Fp Cgil di Roma e Lazio. 

“La successiva proroga indicata dal Viminale, a seguito del confronto con l’Anci, fa slittare il termine e indica che “i titolari di protezione umanitaria presenti nei progetti Siproimi potranno rimanere nelle strutture anche oltre il 31 dicembre. Un’indicazione tuttavia vaga, che non specifica modalità e termini della prosecuzione dell’accoglienza. A Roma, per gli Sprar è stata concessa una proroga di 6 mesi per i progetti di accoglienza, ma riducendo il numero di ospiti. A ciò, s'aggiungono altre difficoltà e incertezze. Nelle scorse settimane, infatti, siamo venuti a conoscenza che con una nota dei primi giorni di dicembre il dipartimento politiche sociali - direzione accoglienza e inclusione del Comune di Roma ha comunicato la chiusura di alcuni centri di accoglienza e pertanto è stato avviato il confronto con la Cooperativa che li ha in gestione, in merito ai conseguenti esuberi”, aggiunge il sindacato.

“Infine, il bilancio preventivo del 2020 approvato pochi giorni fa dal Comune di Roma prevede una sottrazione di 100 milioni alle politiche sociali e ai progetti sulla disabilità. Unitamente alla riduzione del numero di ospiti negli Sprar e la possibile chiusura di alcuni centri di accoglienza, tutto questo mette seriamente a rischio la tenuta dei servizi di accoglienza e dei servizi sociali per tutta la cittadinanza, e con essi i posti di lavoro nel terzo settore. Crediamo sia necessario costruire al più presto una mobilitazione in difesa non solo dei posti di lavoro ma della tutela dei soggetti più deboli della nostra città, non possiamo accettare che l’incertezza di risorse e prospettive  portino, nel silenzio generale, a una riduzione di fatto di servizi e lavoro”, conclude il comunicato sindacale.