Una scuola di formazione di studi sindacali rivolta a nuovi entrati, funzionari e dirigenti. Questa l'iniziativa della Cgil Emilia-Romagna, che prenderà forma nel 2020 con un nome significativo: sarà la Scuola Bruno Trentin. È il punto di arrivo di un progetto che viene da lontano, ovvero una sperimentazione svolta negli ultimi due anni che ora diventa un vero e proprio istituto, con sede a Cà Vecchia (Bologna). Il piano biennale si chiama "Voglia di conoscenza", una citazione proprio di Trentin, e ha già formato oltre 180 funzionari nei corsi e oltre 200 dirigenti all'anno nei seminari.

I nomi dei corsi ci sono già e sono tutti verbi all'infinito: Entrare, rivolto ai nuovissimi funzionari; Crescere, un corso di politica dei quadri; Parlare in pubblico, per abituare i più giovani al discorso davanti alla platea; Approfondire, per l'aggiornamento culturale del gruppo dirigente. Verranno formati anche funzionari dell'Inca e operatori del Caaf, con l'obiettivo di trasmettere il senso di appartenenza alla Cgil. Il primo ciclo di studi parte a febbraio e si conclude a dicembre.

A raccontare il progetto a Rassegna Sindacale è Danilo Barbi, responsabile Formazione della Cgil Emilia-Romagna, che sarà il coordinatore della scuola. "Il nostro istituto nasce da due fattori che riguardano la regione - esordisce -. Da una parte c'è un'esigenza straordinaria dovuta al ricambio generazionale: i nati negli anni Cinquanta sono predominanti, ma più del 60% dei 2.500 funzionari a tempo pieno saranno in uscita tra il 2017 e il 2023. Serve quindi un ricambio ampio. L'altro elemento sta in una particolarità: l'Emilia-Romagna è la regione più scolarizzata d'Italia, con un obbligo scolastico di fatto a quattro anni - tutti i bambini a quell'età vanno all'asilo -, la percentuale di diplomati più alta del Paese e quattro atenei in un territorio non esteso. È una regione della formazione e dell'istruzione". Queste circostanze hanno portato alla definizione di "un progetto straordinario", dedicato a funzionari e quadri.

"La parola chiave è residenzialità", prosegue Barbi. "I corsi brevi e svolti a distanza sono un equivoco, per farli funzionare bene si devono sganciare dalla quotidianità. Anche per questo abbiamo scelto la sede di Cà Vecchia, già luogo universitario, e alcuni docenti degli atenei interverranno". Sarà una formazione traversale: "C'è un percorso di base per i nuovi, di secondo livello per chi è già funzionario, di aggiornamento culturale per i dirigenti. Naturalmente faremo pedagogia per adulti, all'insegna della partecipazione critica, senza lezioni frontali ma con corsisti attivi e metodi interattivi".

Una scuola resa possibile dall'esperienza precedente. "La formazione ha funzionato - spiega -: i corsisti hanno dato giudizio ampiamente positivo. Abbiamo già formato oltre 180 funzionari e oltre 200 dirigenti. Sottolineare la quantità è importante perché dimostra che c'era una domanda forte: occorre una sede collettiva di studio per analizzare l'orizzonte delle cose. D'altronde - riflette Barbi - sono venuti a mancare i centri di formazione del passato, ovvero le istituzioni democratiche e i partiti di massa. Oggi chi forma le persone? O si fa qualcosa da soli, perdendo comunque la dimensione collettiva, o non si fa niente".

Una particolare attenzione viene riservata ai giovani. "La formazione dei trentenni è imprescindibile. Loro portano alla Cgil due elementi essenziali: la conoscenza dei nuovi media e social network e la tendenza al lavoro cooperativo. I più giovani infatti lavorano insieme, spesso a trent'anni sono già passati per varie realtà regionali o di categoria, al contrario dei sindacalisti più maturi abituati a ragionare con una cultura di categoria singola. Dall'altra parte i ragazzi hanno una domanda, anche se non lo sanno: è una domanda di senso, ovvero l'esigenza di trovare una collocazione politica, economica e soprattutto storica. La richiesta di far parte di una storia collettiva, all'interno di un'organizzazione attuale ma che viene da lontano. È una domanda forte - conclude -: quando entrano nella nostra storia ne restano affascinati, ne sono entusiasti".