“Hanno chiuso i porti, ma si sono dimenticati di chiudere gli aeroporti, perché la gente se ne sta andando. Il problema è investire nel nostro Paese, rimettere al centro la qualità del lavoro”. Parola di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ospite ieri sera (15 dicembre) di Che tempo che fa su Rai2. Landini, rispondendo a una domanda di Fabio Fazio, ha portato l'attenzione sul grande problema dei giovani italiani costretti ad emigrare per poter lavorare.

“Sono stato sia al Nord Italia che al Sud dove c'è il caporalato, lo sfruttamento dei migranti che viene fatto da quelli con la pelle bianca; il caporalato si combatte dando dignità e diritti a tutte le forme di lavoro. A chi in questi anni ha agito sulla paura voglio ricordare – ha aggiunto Landini – che purtroppo sono di più i giovani italiani che se ne sono dovuti andare dal nostro Paese perché non trovano lavoro piuttosto che gli stranieri che vengono da noi. Capisce quante balle che hanno raccontato in questi anni?”.

Il segretario Cgil ha anche parlato delle vertenze aperte, tra cui quella drammatica aperta nel gruppo Unicredit. “Lì non c'è crisi – ha detto Landini –. Mi assumo la responsabilità di quello che sto dicendo. Avere di fronte un'azienda come Unicredit che fa degli utili e che dice che per dividere ancora di più questi utili licenzia delle persone è per me una follia inaccettabile”.

Per il leader sindacale “non è accettabile che si possa pensare che le persone tornano a essere una merce che può essere comprata e venduta; se un'azienda fa degli utili, li deve reinvestire possibilmente per creare nuovo lavoro, non semplicemente per aumentare i dividendi”.

“Penso che fare l'imprenditore non sia fare la finanza – ha detto ancora Landini –. Fare l'imprenditore è usare la propria intelligenza, correre dei rischi, investire insieme ai lavoratori. Quando c'è un imprenditore che pensa che per aumentare i suoi dividendi deve licenziare delle persone, dovrebbero essere anche altri imprenditori che gli dicono che quelle cose lì non si fanno, che non è quello il modo di fare l'imprenditore”.