Scenderanno in piazza anche in Umbria, come sta avvenendo in tutta Italia, le pensionate e i pensionati di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, per ribadire che “non sono invisibili” e protestare contro l’indifferenza del governo e del Parlamento di fronte alle giuste rivendicazioni di 16 milioni di italiani, che sono appunto le pensionate e i pensionati del nostro Paese. 

L’appuntamento è per domani, martedì 17 dicembre, alle ore 10.00, sotto le prefetture di Perugia e Terni, dove Spi, Fnp e Uilp terranno due presìdi e raccoglieranno le firme a sostegno di una legge nazionale per la non autosufficienza. Al termine dei presìdi i sindacati chiederanno inoltre di essere ricevuti dai prefetti per illustrare le ragioni della mobilitazione: la richiesta di estensione della 14esima per gli assegni più bassi, una rivalutazione dignitosa delle pensioni, un fisco più giusto anche per gli anziani che attualmente sono gravati da una tassazione più pesante di quella del lavoro dipendente e, appunto, una legge nazionale sulla non autosufficienza.

“L’Umbria è una delle regioni italiane con il tasso di anzianità più elevato – affermano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil dell’Umbria – e questa è certamente una buona notizia, ma al tempo stesso porta con sé inevitabilmente problemi legati in particolare alla condizione di non autosufficienza che interessa molte persone anziane e le loro famiglie. Per questo una legge nazionale per la non autosufficienza è assolutamente necessaria, non solo in difesa delle persone più vulnerabili, ma anche per i loro cari e i loro congiunti, perché sappiamo bene come la presenza di una persona non autosufficiente in famiglia sia una delle condizioni che può far scivolare interi nuclei familiari in condizioni di povertà e disagio sociale”.

“Anche se in Umbria abbiamo ottenuto ormai da dieci anni una legge regionale su questo tema – concludono i sindacati dei pensionati –, il suo finanziamento, appena 4 milioni di euro l’anno, ottenuti tramite un faticoso confronto con la Regione, sono oggi assolutamente insufficienti. Ecco perché serve una legge nazionale, che deve tra l’altro garantire anche i livelli minimi delle prestazioni”.