Il piano di ArcelorMittal per l'ex Ilva è “da respingere”. È netta la posizione del presidente del consiglio Giuseppe Conte sulla vertenza che deciderà i destini del più grande impianto siderurgico d'Europa. "Il progetto che è stato anticipato in un incontro non va assolutamente bene – ha detto ieri Conte - mi sembra sia molto simile a quello originario. Lo respingiamo e lavoreremo come sempre durante questo negoziato agli obiettivi che ci siamo prefissati col signor Mittal e che il signor Mittal si è impegnato personalmente con me a raggiungere, e ci riusciremo".

ArcelorMittal ha annunciato 4.700 nuovi esuberi, passando dai 10.789 occupati del 2019 ai 6.098 del 2023. Gli esuberi arriverebbero però a 6.300, considerando i mancati rientri al lavoro dall'amministrazione straordinaria.

“Piano irricevibile” è il termine usato anche dai sindacati Fim, Fiom e Uilm che al termine dell'incontro del 4 dicembre hanno diffuso una nota in cui respingono il piano industriale: "I 6300 esuberi ipotizzati da ArcelorMittal non possono neanche essere presi in considerazione. Per Fim Fiom Uilm l’accordo del 6 settembre 2018 è ancora valido e vincolante. Per queste ragioni le segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm proclamano per martedì 10 dicembre 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti di ArcelorMittal e nell’indotto con manifestazione a Roma che confluirà nell’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil già programmata a piazza Santi Apostoli".

ArcelorMittal spegnerebbe l'altoforno 2, quello sotto sequestro da luglio, facendo entrare in funzione un forno elettrico che assorbirebbe meno maestranze, portando a una produzione di 6 milioni di tonnellate nel 2021 dalle 4,5 milioni attuali. “Il contratto prevede delle penali se non viene rispettato — ha osservato Francesca Re David, segretaria Fiom Cgil —. Ad esempio 150 mila euro per ogni posto di lavoro cancellato”. 

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