"La Cgil Puglia è oggi con i lavoratori dell’Ilva di Taranto che scioperano unitariamente per l'intera giornata, “non solo gli operai diretti del siderurgico, ma anche le categorie e gli addetti dell’indotto, tutta una città è un territorio sono coinvolti. Sono in ballo migliaia di posti di lavoro, interventi di bonifica dell’area, per i quali ci sono 800 milioni provenienti dalla transazione con Riva e che non sappiamo - senza futuro per la fabbrica - quando e se saranno realizzati”, afferma il segretario generale della confederazione regionale, Pino Gesmundo.

“Ieri siamo stati all’incontro con il governo, assieme ai rappresentanti delle istituzioni territoriali, un tavolo che speravamo permanente, fino a risoluzione della vertenza, ma da cui non sono emerse novità, se non la sostanziale presa d’atto delle intenzioni della multinazionale indiana. L'esecutivo e la maggioranza che lo sostiene non sembrano in grado di reintrodurre lo scudo penale per togliere ogni alibi, ma è emersa la volontà di rivedere il contratto e un piano industriale sottoscritti un anno fa, a causa di livelli di produzione differenti da quelli preventivati. Altri 5.000 esuberi a Taranto non sono sostenibili; su questo, non c’è nessun confronto da aprire, è un’ipotesi da rigettare e basta”, continua il dirigente sindacale.

Di fronte a questa arroganza, “il governo deve essere inflessibile, anche assumendo decisioni forti come quella suggerita dal nostro segretario Landini, ovvero l’ingresso di Cassa depositi e prestiti nella proprietà con una quota di minoranza, affinché lo Stato giochi un ruolo in questa vicenda e possa controllare il rispetto pieno di ogni impegno preso. Passasse l’ipotesi recessione del contratto, lo Stato rimarrebbe unico e solo proprietario del siderurgico. In tal senso, allora il governo dia questo segnale ad Arcelor Mittal, di credere nel futuro dell’Ilva e della produzione di acciaio in Italia investendo direttamente”, conclude il leader Cgil Puglia.