“In un mercato globalizzato la fusione tra grandi gruppi automobilistici è nelle cose. Il punto è capire cosa succede all'occupazione in Italia. Tema che riguarda non solo i dipendenti d Fca, ma anche quelli dell’indotto”. A dirlo è la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David, in un’intervista rilasciata sabato 2 novembre al Corriere della Sera: “Vogliamo discutere di cosa succede della capacità produttiva installata in Italia, perché ora, rispetto a un potenziale di 1,4 milioni di veicoli l'anno, se ne producono la metà. Restiamo a 700 mila auto prodotte l'anno oppure impostiamo una strategia per i prossimi dieci anni? Vogliamo conoscere il piano industriale. Siamo davanti a una svolta epocale, a una fase di non ritorno, di fronte alla quale ciascuno deve fare la sua parte”.

La Fiom sollecita il governo a “convocare la proprietà di Fca, che è ancora italiana, e i sindacati, chiedendo alla casa automobilistica quali sono i piani industriali legati alla fusione. Il governo non può limitarsi a fare da spettatore delle decisioni delle multinazionali. Deve svolgere un ruolo attivo sul futuro dell’industria dell’auto in questo Paese e a difesa dell'occupazione. Esattamente come fanno i governi di Francia e Germania”. Francesca Re David, in conclusione, ricorda che l’obiettivo della Fiom “è arrivare a un'operazione che non sia solo a vantaggio degli azionisti, come è avvenuto ad esempio nel caso della vendita della Magneti Marelli, ma anche dei lavoratori e del Paese. Per questo vogliamo parlare di innovazione e della transizione verso una produzione ecosostenibile”.