“Abbiamo il bisogno irrimediabile di ricostruire assieme un quadro di coerenza di prospettiva che non sia viziato dal ripetere le giaculatorie fatte in tutti questi anni. Non perché sia sbagliato, ma perché rischia di essere inutile”. Così Fabrizio Solari, segretario generale Slc Cgil, nel suo intervento al congresso nazionale della Cgil a Bari. “Altri compagni sono intervenuti per spiegare che sta cambiando tutto nel mondo. Cambia la forma della democrazia stessa, l'orientamento dei governi, la forma dei partiti. Cambia il modo di produrre. Cambia l'economia. Cambiano i rapporti tra Paesi e aree del mondo. Non c'è dubbio che tutto questo produce scompensi, ansia, incertezza, divisioni. Ma non c'è altrettanto dubbio che le risposte che oggi sono in campo vanno nella direzione opposta rispetto alla nostra storia e al nostro modo di intendere lo stare insieme”, prosegue Solari.

 

Parte del problema è “l'eclissi della sinistra a livello globale”, riconosce Solari, ma “questa crisi della politica ha due facce, non ne ha una sola. E’ chiara quella che abbiamo visto molto da vicino, anche nel nostro paese, con la vicenda del principale partito della sinistra che muore di afasia perché non sa andare oltre la correzione di un assetto deciso da altri. Pensare semplicemente di condizionare un'ideologia in campo da decenni, sviluppare una tentazione adattativa rispetto ai nuovi paradigmi” ha fatto morire la sinistra “qui come nel resto del mondo”, ha detto il segretario Slc. Ma “anche l'altra sinistra, quella che prova a rimanere ancorata ai duecento anni della nostra storia, non riesce a rappresentare un'alternativa reale. Le soluzioni aberranti, e non sono sulla politica degli immigrati” adottate da chi governa oggi “sono molte volte sostenute dalla stragrande maggioranza di popolo, compreso un pezzo importante del popolo nostro”. Allora, rileva Solari, “dobbiamo interrogarci non tanto sulla nostra capacità di dire cose alternative. In questi anni l’abbiamo fatto, ci siamo impegnati molto. Ma l'interrogativo riguarda l’effettiva capacità della nostra azione di condizionare le cose. Il nostro problema è quello di trovare il modo di ricostruire una visione che possa essere coniugabile qui e ora”.

“Bisogna essere umili. Bisogna avere ideali saldi ma anche la capacità di leggere tutto quel che sta cambiando. Bisogna avere la capacità di riproporre la nostra filosofia - gli ideali di giustizia sociale, di solidarietà e di progresso - aggregando attorno a noi anche chi non la pensa come noi. Dobbiamo andare oltre i nostri confini”.

Anche il sindacato vive queste “contraddizioni”, rileva Solari. Ad esempio “tra un welfare universale e la nostra contrattazione”, ad esempio sul “dumping contrattuale”. Si tratta “dell'aspetto adattativo” che riguarda l’attività del sindacato: “Noi non tradiamo i sacri principi. Poi però chiudiamo gli accordi spesso dicendo che ce lo chiedono i lavoratori. Anche noi abbiamo bisogno di uscire da questa gabbia e per farlo non dobbiamo commettere l'errore di chiuderci in noi stessi, e dire che non firmiamo più nulla. Bisogna costruire condizioni perché sia possibile far vincere una nuova idea di solidarietà, ma abbiamo il dovere di coniugarla con la nuova realtà produttiva industriale, economica, sociale”.  

Un modo per superare il dumping contrattuale, nota Solari, è ad esempio quello di “portare alle estreme conseguenze la filosofia del Testo unico e dell'ultimo accordo sulla rappresentanza: se noi definiamo che c'è una platea di lavoratori e di aziende, nessun altro potrà fare accordi applicabili. Allora bisogna andare in quella direzione”.

Infine una battuta sulla ricomposizione unitaria del congresso: “Sono felice quando riusciamo a fare sintesi tra di noi. Però attenzione: o davvero intendiamo la sintesi come un punto di partenza che prova a scavare e a dare risposte alle novità, o, altrimenti, è un accordo politicista che fa poca strada”.