Le politiche d’inclusione spiegate ai delegati. Per farlo, è stato creato un corso apposito, a carattere sperimentale, che si snoda su tre moduli, a cura dei diversi dipartimenti e aree di lavoro della Cgil, come formazione, welfare, ufficio immigrazione e ufficio internazionale. Il primo modulo si è tenuto l’estate scorsa (11-12 luglio), cui seguirà ora quello in programma il 21-22 e 23 novembre all’Impruneta (in provincia di Firenze), mentre la terza e ultima puntata verrà organizzata, sempre all’Impruneta, il 27-28 febbraio e 1° marzo 2019.

“Secondo noi, è il momento giusto per un corso del genere – spiega Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –. Sono tanti e continui gli attacchi alla dignità e al ruolo delle persone migranti che lavorano in Italia, senza i quali saremmo tutti più poveri. In tale contesto, parlare di politiche migratorie, d’integrazione e solidarietà, lo riteniamo essenziale e doveroso. Perciò, abbiamo deciso di dotare le persone, i giovani, non solo i migranti, degli strumenti necessari per attraversare l’attuale fase turbolenta di xenofobia e razzismo, ma anche per costruire un sapere sindacale in tema d’inclusione e integrazione”.

“Abbiamo immaginato un corso misto per sesso, età, paese di provenienza. che servisse non solo ai migranti, ma anche alla stessa Cgil. Il primo corso di luglio è stato assai partecipato, la cui finalità non è solo sulle migrazioni, ma in merito alla creazione di nuovi gruppi dirigenti Cgil, con un nuovo sapere incentrato sulla globalizzazione, sulla storia della Cgil, sugli altri sindacati nel mondo, sull’abilità e le capacità comunicative, che diventano strumento immediato di autodifesa, che a sua volta si articola su elementi di competenza e sapere, ma anche su un sindacato attento a questi temi e a queste necessità di organizzazione”, continua Pelucchi.

“Stiamo progettando il programma del corso. Affronteremo proprio il tema della contrattazione, declinata su base territoriale, sociale e aziendale, nelle diverse tavole rotonde che terremo. La contrattazione deve avere un carattere inclusivo, rispondendo ai bisogni dei soggetti, quale che sia la loro condizione e provenienza, oppure la contrattazione stessa rischia di essere uno strumento che rappresenta ulteriori elementi di divisione. Come tutte le cose sperimentali, il corso sarà oggetto di analisi. Ma rimane il bisogno di un’azione formativa su tale argomento”, osserva Nicola Marongiu, coordinatore area welfare Cgil nazionale.

“La nostra azione formativa ha come punto centrale l’inclusione. Le buone pratiche s’ispirano a un criterio, mentre abbiamo accordi e norme a carattere legislativo che non riconoscono lo stesso bisogno, Gli strumenti sulla povertà portano a escludere molti cittadini, che non hanno riconosciuto il diritto di soggiorno nel nostro Paese. Al contrario, con la contrattazione si riesce a dare delle risposte positive, perché le persone non vengono distinte in base alla provenienza”, prosegue Marongiu.

“Vogliamo rimediare ai problemi esistenti, cioè l’inclusione è un concetto che riguarda tutta la società, sempre più individualista ed egoista. Tale corso ha un carattere sperimentale, in particolare su come il tema dell’inclusione possa diventare un terreno di lavoro permanente per la nostra confederazione.”, afferma Kurosh Danesh, ufficio immigrazione Cgil.

“Nel secondo modulo si affronteranno gli scenari economici che determinano le migrazioni. Abbiamo una società che si sta avviando verso un degrado culturale, e noi abbiamo deciso di rispondere con l’inclusione. Non è un corso sull’immigrazione, ma è un’iniziativa che serve a dare gli strumenti di conoscenza per creare una società inclusiva. L’obiettivo è arrivare a una società più coesa, che affermi i diritti universali di tutti., e vada verso l’uguaglianza”, aggiunge Danesh.

“Di recente, il caso di Lodi ha fatto notizia. Per questo, ribadiamo che per evitare il ripetersi di casi come quello, dove a rimetterci sono i bambini interessati, privati della mensa scolastica, dobbiamo batterci per cambiare atteggiamento.. Ci vogliono politiche inclusive per tutti. O io riesco a incrementare l’offerta di politiche pubbliche sui servizi di assistenza, per l’infanzia, le politiche abitative, l’accompagnamento anziani e disabili, oppure si crea un rischio di conflitto tra classi sociali, dove a soccombere sono i più deboli - i figli dei migranti - com’è avvenuto a Lodi. La contrattazione inclusiva serve a questo, a evitare che un soggetto tenda a escludere l’altro. Noi dobbiamo ampliare l’offerta di politiche pubbliche e solo attraverso l’inclusione lo possiamo fare”, rileva ancora Marongiu. 

“Questo corso serve anche a promuovere dentro la Cgil una discussione vera in merito a tali problematiche. C’è una questione di sensibilità dentro un’organizzazione complessa come la nostra, assai sensibile a certi temi. Molte sfide non sappiamo dove ci porteranno. È più facile accorgersi e indignarsi per casi come quello di Lodi, ma poi ci sono forme implicite e poco visibili che allo stesso modo interrogano le nostre capacità. La vicenda di Lodi è emblematica e tutti ci siamo schierati contro la sindaca del Comune alle porte di Milano, ma in altri casi non lo è poi molto. Dobbiamo far capire che i migranti sono una risorsa e una scommessa per il futuro del nostro Paese: sono italiani come noi e senza di loro l’economia nazionale si sfalderebbe. Pensiamo solo alle persone che hanno bisogno di cure continue: senza gli stranieri presenti in Italia, cosa farebbero? Ed è anche una scommessa di carattere culturale quella che abbiamo di fronte”, conclude Pelucchi.