Prosegue lo sciopero dei lavoratori di Tmb Italia, che incrociano le braccia da lunedì 5 novembre. Venerdì 16 novembre alle ore 12 l'azienda ha deciso di incontrare le delegazioni sindacali della Fiom di Palermo e di Catania nella sede catanese della federazione dei metalmeccanici. Ma la protesta non si ferma.

I lavoratori delle sedi siciliane dell'azienda partenopea che si occupa di manutenzione di impianti elettrici continueranno nel frattempo a scioperare. La Fiom ha inviato oggi due lettere all'assessorato regionale Attività produttive e all'Ispettorato territoriale di Palermo di via Praga, chiedendo un incontro urgente per capire come l'azienda intende proseguire e per affrontare la situazione dei lavoratori, “che stanno attraversando uno stato di grande sofferenza economica".  

“I ritardi di questi mesi nell'erogazione degli stipendi sarebbero dovuti, secondo quando dice l'azienda, ai mancati pagamenti della committente Telecom Italia per i lavori nel settore radiomobile – dichiarano Francesco Foti e Nunzio Cinquemani, segretari Fiom Cgil Palermo e Catania - Pertanto abbiamo chiesto una convocazione della massima urgenza, alla presenza anche della stazione appaltate, per dare una risposta ai lavoratori che stanno protestando da più di una settimana  per sollecitare le dovute retribuzioni, dopo mesi di acconti”.

I lavoratori hanno ricevuto ieri il saldo degli stipendi di agosto e attendono adesso il mese di settembre, più una serie di istituti contrattuali. “L'azienda aveva chiesto di interrompere lo sciopero. Ma i lavoratori hanno risposto di no. Anche perché – aggiungono Foti e Cinquemani – i dipendenti  stessi ci hanno riferito con allarme di avere visto durante lo sciopero lavoratori inviati dall'azienda dalle sedi Tmb della Campania e dalla Calabria per sostituire i lavoratori in sciopero. Oggi tutte le attività sono state sospese in attesa della convocazione di venerdì. L'incontro servirà a fare chiarezza anche sui paventati comportamenti dell'azienda che, qualora confermati, risulterebbero in  palese violazione dello statuto dei lavoratori (legge 300)”.