"Siamo fortemente preoccupati per le conseguenze dell’asta avviata dal governo sulle frequenze 5g, avvenuta in un regime incontrollato, senza un'analisi razionale tra l’investimento e ipotetici e redditivi ricavi legati ai servizi a banda ultralarga". Lo annuncia un comunicato unitario di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

"Nelle prossime ore, si concluderà l’asta tra i maggiori operatori delle telecomunicazioni, con un costo che si aggirerà su circa 6 miliardi a carico degli operatori, superando di gran lunga il tetto previsionale dei 2,5 miliard,i previsto dal governo, fissato tenendo conto anche delle esperienze avvenute negli altri Paesi", affermano le tre sigle di categoria.
 
"Le organizzazioni confederali di categoria – prosegue la nota –, facendo un'analisi della situazione economica del settore, che è caratterizzato da aziende pesantemente indebitate, con ricavi e margini in calo, una competizione sui prezzi che penalizza investimenti e innovazione, utilizzo di ammortizzatori sociali, ritengono irresponsabile questa operazione frenetica per accaparrarsi gli spettri di frequenza, che, se accompagnati dalle medesime politiche di compressione competitiva sui prezzi, rischia di mettere a rischio la continuità aziendale di alcuni operatori".
 
"In tale contesto assolutamente nebuloso per il futuro delle aziende e dei lavoratori, sui quali si scaricheranno gli effetti del costo irrazionale delle frequenze, Sle, Fistel e Uilcom, ancora una volta, chiedono un tavolo con il governo per avviare un confronto sul settore delle telecomunicazioni, al fine di condividere tanto le preoccupazioni di sistema e tanto le strategie di sviluppo, innovazione e digitalizzazione del Paese a salvaguardia dei livelli occupazionali di tutta la filiera, in un settore fortemente indebitato e caratterizzato dalla bassa marginalità", concludono i sindacati.