Il rapporto tra lavoro, democrazia e nuove tecnologie. I pro e i contro di questa rivoluzione tecnologica. C’è o no il pericolo che il lavoro finisca? Temi cruciali di cui si è discusso alle Giornate del lavoro della Cgil in corso a Lecce in un incontro moderato da Giorgio Rizza, di SkyTg24. Secondo Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform (che rappresenta le imprese del digitale tecnologico associate a Confindustria) “abbiamo bisogno di un bagno di realtà: sicuramente l’innovazione tecnologica sostituirà dei lavori più ripetitivi, quelli a basso valore aggiunto, dove la competenza e il talento del lavoratore hanno meno effetto sul prodotto”.

Tuttavia, “insieme ne creerà di nuovi, perché qualcuno la tecnologia dovrà pur inventarla e poi realizzarla. Il tema vero allora è: come noi ci prepariamo a questo cambiamento?”. Nei secoli passati, ricorda Gay, “quando si è passati dalle automobili alle carrozze, ad esempio, i sellai hanno avuto decenni per imparare a fare i sedili; oggi le trasformazioni sono mensili, istantanee. Dunque non possiamo perdere tempo. L’innovazione, in ogni caso, se ben gestita e condivisa diventa un’opportunità. Anche perché migliora la qualità della vita delle persone: più sicurezza e meno fatica per il lavoratore e nuove tipologie di attività”. Infine, ha ricordato il dirigente di Assinform, un ruolo cruciale spetta alla politica, “che dovrà accompagnare chi il lavoro ce l’ha ad acquisire nuove capacità per continuare a lavorare. Se abbiamo un’innovazione che nessuno sa utilizzare, a bruciare saranno i posti di lavoro”.

Massimo Gaggi, inviato del Corriere della Sera, ha sottolineato che al di là degli scenari possibili, “la quantità di lavoro in assoluto è destinata a diminuire. Sarà quindi necessario avere degli efficaci ammortizzatori sociali e, anche, pensare a forme diverse di lavoro, quelle che magari oggi sono considerate puro volontariato”. Oltre la quantità del lavoro perso o guadagnato, Gaggi ha sottolineato un’altra questione: “La tecnologia sta ampliando le diseguaglianze. Il mondo della Silicon Valley, un tempo considerato una sorta di paradiso, sta diventando un posto in cui le differenze sono molto forti”.

Inoltre, non è vero che la tecnologia sostituirà solo i lavoratori ripetitivi: “L’intelligenza artificiale avrà la capacità di entrare anche nei mestieri cognitivi sostituendo quindi anche le funzioni più complesse”. Tutto ciò per Gaggi ha anche riflessi politici: “Il risorgente sovranismo e il populismo è legato all’insoddisfazione dell’individuo per la perdita non solo di un’identità sia nazionale (vedi il tema dei migranti) ma anche al lavoro, alla perdita della soddisfazione e della dignità”.

La formazione può salvare tantissimi posti di lavoro: così nel suo intervento Bruno Scuotto, presidente di Fondimpresa. “Il costante rinnovo delle competenze – ha detto – è elemento essenziale per dare ai giovani la possibilità di essere occupabili, che è un diritto direi costituzionale. Non solo per avere un reddito, ma anche una libertà di scelta nella propria attività”. “Non sono in grado di dire se il lavoro aumenterà o diminuirà – ha osservato –. Ma una cosa è certa: in entrambi gli scenari, la formazione è essenziale”.