Una “conversazione itinerante”, un "viaggio nell’Italia disuguale", quella delle aree interne, comprese le zone terremotate del Centroitalia, ma anche quella delle città, alle prese con problemi di degrado e spesso alla ricerca di una identità smarrita: il tema della disuguaglianza, in particolare quella di tipo territoriale, è il filo conduttore del libro di Fabrizio Ricci “Conversando con Fabrizio Barca. Viaggio nell’Italia disuguale”, Ediesse (2018), che sarà presentano lunedì 17 settembre con due appuntamenti in Umbria, promossi dalla Cgil e ai quali interverrà Fabrizio Barca

La mattina, ore 11.00, a Spoleto, presso Villa Redenta (sede della Provincia) dove, oltre all’autore Fabrizio Ricci e a Fabrizio Barca, interverranno il segretario generale della Cgil di Perugia, Filippo Ciavaglia e il responsabile della Cgil di zona, Mario Bravi.

Il pomeriggio, ore 17.00, a Perugia, presso l’arena del Teatro di Figura in via del Cortone (dietro la chiesa di San Domenico) dove, Fabrizio Barca si confronterà con Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell'Umbria, Sandra Camicia, docente di tecnica e pianificazione urbanistica dell’Università degli Studi di Perugia, e Giuseppe Germani, sindaco di Orvieto, Comune capofila della prima aree interna umbra inserita nella Strategia nazionale.  
 

IL LIBRO
La disuguaglianza è il peggiore nemico del tempo presente. Essa può assumere molte forme: c'è quella economica, quella sociale, ma c'è anche quella di “riconoscimento”. L'occidente è attraversato da queste faglie di disuguaglianza, che hanno una natura fortemente territoriale: faglie fra aree rurali e urbane, fra periferie e centri, fra città in decadenza e fiorenti. Se queste sofferenze non trovano la strada dell'avanzamento sociale, si trasformano in rabbia verso elites e istituzioni e in deriva autoritaria.
L'Italia non fa eccezione. C'è un pezzo importante del Paese che avverte abbandono. Sta nelle periferie. E nell'Italia delle due “erre”, rurale e rugosa, l'Italia delle aree interne. Qui si combatte una sfida tra innovatori e rentiers, ovvero quei pezzi di classe dirigente locale che sono più preoccupati più di difendere rendite di posizione, maturate in un connubio perverso con la classe dirigente nazionale, che di invertire il declino.
Quando sono questi ultimi a vincere, per i giovani e gli innovatori le possibilità sono due: una è la fuga, l'altra è l’insubordinazione ai rituali del passato. 

Fabrizio Barca è un sostenitore convinto di questa seconda ipotesi. Perché per costruire una nuova stagione di avanzamento serve uno shock ed è meglio che non sia un terremoto a provocarlo, perché questo uccide persone e relazioni. Serve affinché le aree interne possano liberare il loro potenziale e diventare motore di nuovo sviluppo per l’Italia. Il cambiamento va però innescato attraverso un processo “rivolto ai luoghi", che parta cioè dall'azione delle comunità e dei cittadini organizzati, che, nel vuoto lasciato dai partiti, diventano i protagonisti.

È l'insegnamento della travagliata esperienza aquilana, dopo il sisma del 2009. Ed è un metodo che, in forme diverse, vale anche per le grandi città, persino per Roma. Questo piccolo viaggio fatto di domande e risposte, tra aree interne, zone terremotate e degrado urbano, vuole provare ad offrire spunti per la costruzione di un progetto, certamente ambizioso, ma possibile. In cui un pezzo di paese è già impegnato.