Inevitabile partire da un’esegesi del titolo del libro, “Piolìn imbavagliato” (Ediesse, pp.158, euro 13). Chi è Piolìn? Per i meno giovani, o i meno avvezzi al genere del cartone animato, valga sapere essere il nome in catalano (e anche in castigliano) del canarino giallo della serie Looney Tunes e Merry Melodies della statunitense Warner Bros; per noi italiani il famoso Titti, costantemente inseguito (invano) da quel Gatto Silvestro protagonista di mille e più disavventure. Da qui l’altra, anch’essa inevitabile, domanda: perché imbavagliato? Qui si entra nel merito del contenuto del volume, facendosi aiutare anche dal suo sottotitolo, “Cronaca dell’autunno catalano”. Dove l’autunno in questione è quello trascorso, e la data di riferimento è quella del 1° ottobre.


Per chi non lo ricordasse, poche settimane prima di quel 1° ottobre il governo spagnolo aveva inviato in Catalogna la sua Guardia Civìl, insieme alla Policìa Nacional, in sostegno alla polizia catalana nel tentativo di boicottare con la forza il referendum per l’indipendenza catalana, previsto per l’appunto il primo giorno di ottobre del 2017. In quei giorni di attesa, le forze dell’ordine vennero sistemate nel porto di Barcellona a bordo di una nave italiana, la “Moby Dada”, che riportava su una fiancata i disegni proprio di Titti e di Gatto Silvestro, offrendo così l’opportunità di una protesta goliardica e molto efficace sui social da parte degli indipendentisti: la conseguenza fu l’istituzionale censura immediata degli stessi personaggi animati, coperti da grandi teli fatti calare dalla nave, e la conseguente divulgazione del già celebre canarino giallo con un bavaglio sul becco, trasformato all’istante nel simbolo perfetto della protesta militante.

Spiegate le origini del titolo, si comprende meglio l’ottimo lavoro dell’autrice Elena Marisol Brandolini, giornalista residente in Catalogna e da anni collaboratrice di Rassegna Sindacale, che raccoglie in queste pagine una cronaca meticolosa e puntuale di una vicenda recente, pur se lontana dai riflettori dei media e dunque relegata dall’immaginario collettivo in un tempo ormai lontano, rielaborazione della sua corrispondenza intrattenuta in quel periodo per il Fatto Quotidiano.

Questo volume, pensato per raccontare quella che è già passata alla storia come “la rivoluzione del sorriso”, diviene così progressivamente non soltanto una testimonianza preziosa degli eventi precedenti e successivi al referendum, il resoconto di un intervento (che può definirsi di carattere militare) nei confronti di un popolo e di cittadini convocati per esprimere una propria opinione, ma anche l’analisi senza sconti di quanto sta accadendo in una nazione “sorella” quale la Spagna, e di come tutto ciò debba interrogarci e preoccuparci, in termini di attacco ai diritti e alle libertà, considerando soprattutto le conseguenze subìte (e ancora dagli incerti sbocchi giudiziari) dagli esponenti più in vista della protesta indipendentista catalana, imputati per reati in realtà mai commessi, ricorrendo all’utilizzo indiscriminato della legislazione sull’anti-terrorismo vigente a Madrid.

Nel frattempo, il vento dello scandalo ha spazzato via dalle stanze del Palazzo della Moncloa il veterano Mariano Rajoy, leader per 14 anni del conservatore Partido Popular, portando alla guida del Paese il giovane e forse ancora un po’ acerbo Pedro Sanchez, astro nascente del Psoe, il Partido Socialista Obrero Español. Ma il repentino cambiamento, come Brandolini l’ha in quei giorni descritto, non è detto riesca automaticamente a risolvere, e nella maniera migliore, la delicata situazione della storica (e ricca) regione (nazione?) della Catalogna.