Ormai è uno sciopero a oltranza. Quattro giorni la settimana scorsa, cinque giorni in questa. Durerà fino a venerdì 7 settembre il nuovo stop dei lavoratori delle sedi siciliane di Tmb Italia, l'impresa campana che si occupa di installazione e manutenzione di impianti elettrici per grandi gruppi di telefonia, che nell’isola ha sedi a Villagrazia di Carini (Palermo), Catania, Messina e Agrigento. A motivare la protesta sono il mancato pagamento del saldo del mese di luglio e della retribuzione di agosto, il non riconoscimento di alcuni istituti previsti dal contratto collettivo nazionale di lavoro e l’annuncio di esuberi giudicati “strumentali”.

I dipendenti dell'azienda partenopea incroceranno le braccia per quattro ore al giorno alla fine di ogni turno lavorativo e proseguiranno con l'astensione dallo straordinario e con il blocco delle ore-viaggio. Un'analoga forma di protesta si è svolta la settimana scorsa, lo sciopero era durato quattro giorni. Gli stop precedenti erano stati a luglio, dopo la rottura del tavolo (avvenuta il 18 luglio) tra la Tmb Italia e la Fiom. “Le nostre richieste le poniamo ormai da parecchi mesi in Sicilia”, spiegano i segretari di Fiom Cgil Palermo e Catania Francesco Foti e Nunzio Cinquemani: “Lo stato di agitazione continuerà fino a quando non saranno riconosciuti i diritti dei lavoratori. Tra le nostre richieste c'è anche una data fissa mensile per rispettare l'erogazione degli stipendi”.

Tra le cause della mobilitazione ci sono anche i 21 esuberi (su 43 dipendenti) annunciati dalla Tmb, che l'azienda motiva con difficoltà di carattere economico dovute al calo delle commesse. “Non accettiamo questi licenziamenti, ci opporremo in tutte le sedi”, aggiungono Foti e Cinquemani: “Non esistono problemi di commesse e necessità di ridimensionamento, è tutto strumentale nei confronti dei lavoratori, che hanno chiesto il riconoscimento del contratto”. L'azienda, per di più, in luglio aveva anche chiesto ai sindacati “di sospendere lo stato d'agitazione per completare ad agosto la grande mole di lavoro che c'è soprattutto nel settore radiomobile. Sembra paradossale, ma è così”.