Fare chiarezza sulla morte del bracciante indiano Narinder Singh, abbandonato agonizzante, lo scorso 5 luglio, da un'automobile nei pressi della stazione ferroviaria di Caserta e poi deceduto in ospedale lo scorso 26 luglio. Chiarire se il suo sia stato un decesso naturale o se dietro ci sia, piuttosto, un caso di sfruttamento. Un esposto, a tal fine, è stato depositato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dal legale Giancarlo Pezzuti per conto della Flai-Cgil, in cui si chiede all'ufficio inquirente di fare, appunto, chiarezza.

Secondo il segretario nazionale della Flai Cgil, Giovanni Mininni, c'è il sospetto, "più che fondato", che dietro la morte di Narinder "vi possa essere una delle tante storie di sfruttamento lavorativo e di riduzione in schiavitù".  "L’uomo - spiega Mininni - aveva estese scottature sul corpo, e non aveva con sé il cellulare, che probabilmente gli è stato sottratto dai suoi sfruttatori. Per questo auspichiamo che la Procura disponga almeno l’autopsia sul corpo, per fugare ogni dubbio. Anche perchè lo stesso Narinder, prima di morire, ha raccontato che lavorava presso un’azienda agricola e di allevamento di Castel Volturno, dove curava gli animali, in particolari cavalli e vacche”.

"Anche la morte nel 2015 di Paola Clemente, la bracciante tarantina morta nei campi di Andria – continua Mininni – inizialmente fu trattata come un decesso naturale, ma poi si è capito che l’arrestro cardiaco era stato causato dalle orribili condizioni di lavoro cui era sottoposta ogni giorno. Nei prossimi giorni - conclude il segretario Flai Cgil - depositeremo altre informazioni. Bisogna fare chiarezza per ridare dignità a Narinder e a tante persone sfruttate come lui”.