“Sulla sostenibilità la strada da percorrere è già segnata, ma bisogna iniziare a muovere i primi passi”. Così Gianna Fracassi, segretaria nazionale Cgil con delega all’Ambiente, a margine di un seminario sullo sviluppo sostenibile organizzato dalla Cgil di Taranto lo scorso 20 luglio e durante il quale, per una giornata, si è ragionato, appunto, sugli obiettivi di sostenibilità, intesa non solo dal punto di vista ambientale, che il territorio deve porsi, alla luce dell’analisi fornita dagli indicatori Bes (Benessere equo e sostenibile). “Se toccasse alla Cgil indicare a cosa dare priorità direi senza dubbio l’elaborazione di un’unica strategia nazionale in tema di rifiuti, perché ora è un argomento troppo frammentato. E si dovrebbe dare priorità anche alla tutela del territorio, declinata però come prevenzione. I disastri dovuti all’abusivismo sono ormai all’ordine del giorno”.

Ambiente e lavoro sono stati spesso troppo frettolosamente contrapposti e Taranto può essere l’esempio eclatante di come questa contrapposizione fosse in realtà pilotata affinché non cambiasse nulla. Se ancora fosse necessario, ci hanno pensato gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu a chiarire come la distinzione non ha senso. Spiega Fracassi: “Gli Sdgs (gli obiettivi di sviluppo sostenibile, ndr) uniscono due mondi che finora sembravano contrapposti ma non lo sono mai stati. Tengono insieme lavoro e salute, ambiente e sociale. Come Cgil aderiamo all’Asvis (l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), e sosteniamo con forza la necessità di promuovere piattaforme territoriali che vadano a raggiungere quegli obiettivi. Il lavoro fatto a Taranto è un buon modo per iniziare”.

Gli indicatori, sviluppati da Istat, sono 134, e provano a superare il concetto di Pil. Alcuni di essi sono stati già inseriti nel Documento di economia e finanza, ma non basta: “Servono atti concreti, servono strumenti e investimenti pubblici. Lo sviluppo sostenibile, così come indicato dall’Agenda 2030, è un’occasione che il paese non può mancare, perché significa investimenti pubblici e nuovi posti di lavoro. Questo è il momento migliore, perché rispetto agli anni scorsi c’è molta più consapevolezza dell’urgenza di questi temi sia tra i lavoratori che nell’opinione pubblica”.

Che ci sia urgenza lo dicono anche altri dati, come quelli diffusi qualche giorno fa dall’Agenzia internazionale dell’energia, i quali indicano un calo di investimenti nelle fonti rinnovabili: “Eppure – continua Fracassi – la Cina sta investendo diversi miliardi di dollari e noi in Italia abbiamo una Strategia energetica nazionale che si è posta come obiettivo il superamento delle fonti fossili. Ripeto: servono gesti concreti per iniziare la transizione. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione”.