Da settembre in tutta la Lombardia partiranno iniziative unitarie, a livello territoriale, a sostegno dei tavoli di confronto sui contratti della sanità privata e del terzo settore. Ad annunciarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl regionali, preparandosi a un autunno "di forti impegni e mobilitazione per il rinnovo dei contratti". In questi anni "il pubblico impiego ha perso tanto personale, in particolare nelle autonomie locali, mentre il terzo settore è in crescita: in Lombardia, secondo i dati Istat, tra il 2011 e il 2015 è cresciuto del 15,7 per cento. La gestione regionale e la devoluzione di alcune attività, nello specifico sanitarie e socio-sanitarie, attraverso gli accordi sottoscritti con lo Stato, consegnano un ruolo decisivo al livello locale nella programmazione e pianificazione delle risorse".

I sindacati chiedono "che finalmente anche ai lavoratori di questi comparti si possa riconoscere la giusta remunerazione, dal momento che la qualità delle prestazioni erogate è la stessa sia nel pubblico sia nel privato. Il terzo settore e la sanità privata sono servizi che erogano prestazioni legate alle persone. La qualità, la professionalità e la competenza sono aumentati in questi anni, ma con esse sono aumentate anche la complessità dei pazienti e soprattutto i carichi di lavoro, poiché il turnover non è sempre garantito in tutte le aziende".

La richiesta di Cisl Fp, Fp Cgil e Uil Fpl alla Regione Lombardia è di impegnarsi "a inserire negli accordi e nelle regole di accreditamento l'attenzione ai lavoratori, soprattutto nei frequenti cambi di appalto e trasferimento di proprietà, dove il più fragile è sempre la persona che eroga direttamente l'attività, il lavoratore dipendente". Nelle strutture gestite da realtà del terzo settore, hanno ricordato i sindacati, "le tecnologie biomediche, la clinica medica, l'evoluzione del sistema sanitario, la riduzione delle giornate di degenza e con essa la riduzione dei costi alberghieri sono una serie di indicatori che hanno permesso sicuramente maggiore vantaggio economico a chi eroga prestazioni sanitarie, soprattutto per i pazienti acuti. Nulla arriva di tutto questo ai nostri lavoratori, che anzi non vedono da circa 11 anni il rinnovo del contratto. Anche nella sanità privata cresce la complessità delle prestazioni, a causa delle dimissioni sempre 'più precoci' e una aumentata capacità di gestire aspetti sanitari all'interno di strutture socio sanitarie. Purtroppo le Regioni non riconoscono questi cambiamenti gestionali e non aumentano le quote sanitarie da assegnare a questi servizi".