Gli accordi Embraco e Italiaonline, la perdurante crisi dell’industria, lo sviluppo di gomma plastica e alimentare, il basso livello di laureati e diplomati fra le figure professionali, il riconoscimento Unesco su Ivrea, città industriale del ventesimo secolo. Di questo, ha parlato Pier Massimo Pozzi, segretario generale Cgil Piemonte, oggi ai microfoni di RadioArticolo1.

 

L'intesa all’Embraco è importante per la riattivazione dell’impianto, ma soprattutto perché i 417 lavoratori che rischiavano tutti di perdere il posto hanno ora una possibilità di sviluppo, grazie a una tecnologia innovativa. "Il problema delle delocalizzazioni rimane e quello che colpisce è che l’Europa non sia ancora riuscita a trovare dei livelli di tutela per i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo, evitando di mettere in difficoltà o in concorrenza sleale i lavoratori degli altri Paesi. Di certo, però, il problema non si risolve mettendo dazi e protezioni, come intendono fare i Paesi sovranisti e nazionalisti, specie se pensiamo all’Italia, dove le uniche imprese che sono riuscite a reggere sul mercato sono quelle che hanno aumentato le esportazioni. L’idea di chiudersi è totalmente sbagliata”, ha affermato il dirigente sindacale.

Nel caso di Italiaonline "è stato fatto il massimo possibile, scongiurando sul filo di lana 92 licenziamenti e la chiusura di siti produttivi. Fin qui, la note positive. Passiamo ai punti deboli, dove campeggia la grave crisi dell’industria, in cui hanno inciso negativamente le scelte della Fca, che ha spostato altrove tutto il proprio asse, gli investimenti, la testa e la tecnologia della produzione. Inizia ad avere problemi anche il settore delle macchine utensili, mentre buoni segnali arrivano dalla gomma plastica e dall’alimentare. Altro dato negativo, il basso livello di laureati e diplomati, malgrado le richieste crescenti di manodopera qualificata da parte delle imprese. Tale aspetto determina un maggior livello di difficoltà del nostro sistema produttivo, e ne consegue che la nostra Regione è sostanzialmente vecchia, dove il saldo fra immigrati ed emigrati continua ad essere negativo. Ciò comporta una situazione di generale declino”, ha aggiunto il sindacalista.

“Su tutto questo, ha pesato moltissimo l’assenza di politiche industriali in Italia, che perdura da oltre quindici anni. Su determinati settori, non avendo un minimo di idea nazionale, abbiamo perso tutta una serie di possibilità che avevamo in precedenza. Per cui, ad  esempio, siamo il Paese che ha le produzioni più basse nell’auto, ancor più di Spagna e Inghilterra, tanto che sostanzialmente in quei paesi, così come nel nostro, non c’è più una casa automobilistica nazionale. Infine, la notizia che l’Unesco ha nominato Ivrea città industriale del ventesimo secolo: è un riconoscimento postumo che ci onora e inorgoglisce, ma Ivrea non è più quella di Olivetti e non so se questo porterà almeno qualche effetto dal versante turistico. Avremmo preferito che Ivrea continuasse ad avere un centro di sviluppo e innovazione sui pezzi del computer, visto che li hanno inventati proprio in quel centro. Insomma, anche in quel settore lì siamo dei nobili decaduti”, ha concluso l’esponente Cgil.