Sciopero di un'ora al Cantiere navale di Palermo per il premio di partecipazione percepito in maniera dimezzata dagli operai (circa 600 euro al posto di  1.200 euro). Niente premio del tutto per gli impiegati, rimasti  senza il riconoscimento dell'obiettivo gestionale annuale di 1.600 euro. La protesta, unitaria, è scattata ieri dopo un'assemblea dei lavoratori.

“Alla fine a pagare per la mancanza di commesse e di un piano di investimenti del cantiere navale sono sempre i lavoratori – dichiara Francesco Foti, segretario provinciale della Fiom Cgil Palermo –. Da più di tre anni, la Fiom denuncia il totale disinteresse da parte di Fincantieri nei confronti dello stabilimento palermitano, sia in termini di commesse da assegnare che di riconoscimenti ai lavoratori. In questo momento, l'unico  bacino funzionante, quello da 400 mila tonnellate, è sprovvisto di  commesse ed è fermo. Per i lavoratori diretti di Fincantieri c'è, a malapena, lavoro. E l'indotto ha appena avanzato una forte richiesta di cassa integrazione fino a settembre. Mentre lo stabilimento di Palermo è abbandonato, negli altri cantieri italiani vengono assegnate nuove commesse per i prossimi otto-dieci anni, che garantiscono continuità lavorativa sia ai dipendenti che all'indotto e una missione produttiva”.  

Non è la prima volta che i lavoratori di Fincantieri Palermo vengono penalizzati. “Il problema non è che operai e impiegati hanno lavorato poco – aggiunge il dirigente sindacale –. Da tempo, la Fiom chiede di rivedere l'organizzazione del lavoro: continuano a registrarsi sbagli sulla progettazione e il lavoro va rifatto ripetutamente, con una perdita di ore sulla consegna non addebitabile ai lavoratori. Macchinari e attrezzature obsolete rallentano il processo produttivo, tenendo i lavoratori inoperosi per giorni. Abbiamo chiesto che le ore perse vengano esaminate nei conteggi singolarmente, perché dal nostro punto di vista non sono da addebitare ai lavoratori dello stabilimento”.  

“Ribadiamo a Fincantieri nazionale – conclude il sindacalista – che occorre un cambio di passo, se veramente si vuole rilanciare l'impianto, portando commesse continuative, come avviene per le altre sedi italiane”.