“Mentre altri capitoli hanno spazi enormi, e non penso solo al tema dell’immigrazione, nel contratto di governo ci sono davvero poche righe sul lavoro, e alcune soluzioni come il salario minimo non sono la risposta al problema”. A dirlo è la presidente dell’Inca Morena Piccinini ai microfoni di RadioArticolo1. Nell'alleanza tra Lega e 5 Stelle si parla anche dei centri per l'impiego. “Per quanto ci sia davvero bisogno di rafforzarli e organizzarli – sottolinea Piccinini – appare più come una motivazione per posticipare il reddito di cittadinanza. Vero è che c’è un grande bisogno di politiche attive per il lavoro che mettano insieme la condizione formativa con l'incrocio fra domanda e offerta, che sia gestito in modo serio dalle strutture pubbliche”.

Così come c’è bisogno “di valorizzare la dignità del lavoro che nel frattempo si è persa e di riconoscere il valore della contrattazione”. Ma i primissimi atti del governo, come l’incontro del ministro del Lavoro Luigi Di Maio con i rider, secondo Piccinini “sono volti a esibire proprio la mancanza di rappresentanza, quasi che il tema del lavoro si possa risolvere andando a direttamente dai singoli che manifestano dei problemi”.

Molti i suoi dubbi, per adesso, anche sul tema previdenza. “Cosa ci sia dietro agli annunci del governo – osserva la presidente dell'Inca – sinceramente non lo sappiamo, perché è decisamente nebuloso ciò che viene rappresentato dietro all'enfasi di quota 100. Io penso che si nascondano tante trappole, perché il sistema previdenziale si presta ad annunci di un certo tipo e poi a realizzazioni che vanno in senso totalmente opposto”.

Lo stesso presidente dell’Inps Tito Boeri in effetti “ha detto che si può fare quota 100, purché però si ricalcolino tutti gli assegni in essere portandoli interamente al contributivo e si tolga la contribuzione figurativa”. È anche vero, aggiunge, che l’attuale sistema “è decisamente troppo rigido, per cui bisogna lavorare cercando di tenere insieme i diritti di chi è già a riposo con quelli di coloro sono vicini al ritiro e dei più giovani: le tre generazioni non possono mai essere affrontate separatamente. Noi come Cgil, Cisl e Uil – ricorda Piccinini – abbiamo un’ipotesi che è quella della piattaforma unitaria sulle pensioni”.

Quanto al fisco, poi, “il tema della progressività dell'imposta non è soltanto ideologico e sociale. Si è davvero davanti a una questione di equità, il che significa chiedere a chi ha di più di contribuire di più, una cosa che vale anche in termini di servizi sociali”. E invece la flat tax sbandierata dal governo “agevola i redditi più alti anziché quelli più bassi”. Infine il capitolo immigrazione. A suo giudizio, l’atteggiamento di alcuni esponenti dell'esecutivo sta determinando "una forte tensione sociale tra la gente, un allarme tra l’altro non giustificato dai numeri dell’immigrazione. Ma alla fine – conclude – non penso che nella materialità ci saranno tante cose nuove, almeno lo spero”. Più in generale, come sindacato “dobbiamo stare molto attenti a verificare atto per atto cosa farà il nuovo governo, andando oltre i proclami. Non partiamo con il sospetto, ma con la prudenza tipica di un sindacato che vuol vedere i fatti e che è pronto anche a reagire”.