Primo giorno di attività per il neoministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che ha deciso di partire da un incontro con un gruppo di lavoratori, nello specifico dei rider, i ciclo-fattorini divenuti simbolo delle distorsioni della gig economy. "Li ho voluti incontrare perché iniziamo un percorso che passa attraverso un modello di lavoro meno precario, più dignitoso e che abbia salario orario minimo", ha spiegato Di Maio, in una pausa dell'incontro. "È un primo piccolo passo, ma vogliamo dare un segnale a chi ha un lavoro e chiede un po' di dignità. Lo possiamo fare con le leggi, con una paga minima oraria e soprattutto favorendo un confronto tra i grandi gruppi internazionali e i ragazzi che chiedono i diritti minimi e non chiedono la luna".

All'incontro voluto da Di Maio mancavano però sia i rappresentanti delle imprese che i sindacati. O meglio, secondo Massimo Bonini, segretario generale della Cgil di Milano, in realtà Di Maio ha incontrato un sindacato. "Un sindacato autonomo dei rider - spiega il sindacalista -, non un semplice gruppo di lavoratori e questo, mentre silenziosamente la Cgil Milano cerca di tutelarli". Bonini ricorda infatti che è della Camera del lavoro di Milano la prima causa legale per il riconoscimento della domanda di proroga del periodo di infortunio all’Inail fatta da un lavoratore. "Con buona pace di gruppetti auto organizzati e corporativi che mi pare siano alle prese con i grattacapi di un vero ruolo di rappresentanza", insiste il segretario della Cgil milanese.

"Che il ministro incontri i rider è una buona notizia, purché non sia solo un’operazione mediatica", è il commento di Cristian Sesena, segretario nazionale Filcams Cgil. "Bisogna, infatti, ragionare - spiega - anche con le aziende, che devono avere il rispetto dei lavoratori che impiegano. A livello europeo, è stato raggiunto un accordo con Foodora e, proprio in quella sede, abbiamo scoperto che in altri Paesi i lavoratori sono regolarmente assunti, godono di tutele certe, mentre in Italia, complice un mercato del lavoro da far west, le cose sono molto diverse".

Per Sesena, "serve dunque un coinvolgimento delle imprese, un forte richiamo alla loro responsabilità sociale e al rispetto dei lavoratori, così come succede negli altri Paesi. Fondamentale, però, coinvolgere anche il sindacato che cerca di rappresentare gli interessi dei ciclofattorini. Non è solo un problema di salario minimo garantito, ma di assicurazione contro gli infortuni, di garanzie di prestazioni, di turni di lavoro ordinati, in una parola di diritti contrattuali”. 

Anche per Giulia Guida, segretaria nazionale della Filt Cgil (la categoria sindacale dei lavoratori dei trasporti), "è un bene che il neo ministro del Lavoro Luigi Di Maio come primo atto si occupi dei temi del lavoro e della precarietà nella consegna e distribuzione delle merci". Tuttavia, secondo la sindacalista, "questi temi vanno affrontati nel rispetto delle relazioni industriali e del lavoro avviato per garantire regole, diritti e piena applicazione del contratto nazionale logistica, trasporto merci e spedizione, contrastando il sistema distorto degli appalti e subappalti".

"Quello dei rider - prosegue Guida - è un tema centrale del sindacato confederale e delle categorie dei trasporti che lo scorso dicembre, in occasione del rinnovo del contratto nazionale, hanno inserito per la prima volta questa nuova figura, riconoscendola come lavoro dipendente da svolgere in piena sicurezza". "Se il ministro Di Maio - sostiene infine la sindacalista - vuole affrontare in maniera costruttiva e coordinata questo tema, come già sta avvenendo a livello regionale, deve ripartire da ciò che è già stato fatto e convocare da subito un incontro nazionale, presso il ministero, con i sindacati confederali e le associazioni datoriali che dovrebbero rappresentare le piattaforme digitali".

E a proposito di livello regionale. Sempre nella giornata di lunedì 4 giugno, a Milano, l’assessore al Lavoro di Regione Lombardia Melania Rizzoli ha incontrato una delle aziende che operano nel settore. Anche qui il commento del sindacato, nello specifico la Cgil regionale, è positivo: "È sicuramente un bene che le istituzioni ai massimi livelli si occupino di questi lavoratori - si legge in una nota -. Urge un’azione coordinata che non abbia come unico obiettivo la visibilità data dal grande clamore di questi giorni, ma dalla reale e concreta volontà e decisione di applicare un contratto nazionale di lavoro, che superi precarietà e definisca diritti e sicurezza nel lavoro".

"A livello regionale - prosegue la Cgil lombarda - siamo disponibili per la creazione di un profilo professionale da inserire nel Qrsp (Quadro regionale degli standard professionali) per dare valore e dignità alla mansione svolta. A livello nazionale favorire, oltre ad un quadro legislativo di riferimento, l’applicazione di un contratto nazionale, evitando così una giungla normativa e di dumping, che si scarica oggi tutta sulla condizione economica e sociale dei lavoratori".