Almaviva:  si è svolto il 24 maggio a Sicindustria l'incontro per discutere delle percentuali dell'ammortizzatore sociale (il Fis) da applicare ai lavoratori per fronteggiare gli esuberi fino a novembre. L'incontro è stato rinviato ai primi di giugno perché  Almaviva non  è stata in grado di definire le percentuali del Fis in quanto, come ha comunicato ai sindacati seduti al tavolo, uno dei suoi principali committenti, Tim-Telecom,  sta riducendo il 30 per cento del traffico. 

“Non è possibile che ancora una volta una paventata riduzione dei volumi di una delle aziende committenti di Almaviva Palermo rischia di mettere in discussione il futuro dei quasi 3 mila  lavoratori del call center – dichiarano la segreteria provinciale Slc Cgil Palermo e la Rsu Slc di Almaviva Palermo -. Se da un lato non si può più rinviare una discussione sulla responsabilità sociale delle grandi aziende committenti del settore, a partire dal rispetto delle regole previste (protocollo Calenda, tabella che fissa tariffe sul costo del lavoro, clausola sociale), dall’altro da un grande gruppo industriale di caratura internazionale quale è Almaviva ci si aspetta una solidità strutturale che non può  essere messa in crisi dall’incertezza dei volumi e delle tariffe della singola commessa di turno”.

Continuando con questa logica, secondo l'Slc Cgil Palermo il rischio è che Almaviva continui a mettere in discussione i contenuti degli accordi sottoscritti provando ad alzare l’asticella a ogni rimodulazione contrattuale di una delle numerose commesse che gestisce. “Forse è arrivato il momento per Almaviva di dichiarare quali siano le sue reali intenzioni sul ruolo che vuole assumere nel settore dei servizi, peraltro in espansione, alla luce delle straordinarie opportunità scaturite dalle innovazioni tecnologiche- aggiunge Rosso - Non si possono continuare ad inseguire le emergenze sulla pelle dei lavoratori”.

Nella vertenza Almaviva, secondo l'Slc Cgil le istituzioni hanno tutte il compito di creare le condizioni per uscire dalla crisi, individuando le risorse (economiche, normative, di capitali)  per consolidare il lavoro degli 80.000 addetti del settore e per far sì che questo numero sia destinato ad aumentare. “Le istituzioni devono  soprattutto vigilare affinché il rischio di impresa, dei committenti e delle aziende in outsourcing, non venga scaricato come sempre sui lavoratori, accentuando ancora di più le diseguaglianze di reddito che sono alla base della crisi sociale del nostro Paese”.