Il 16 maggio 1955 la mafia uccideva Salvatore Carnevale, socialista, sindacalista della Cgil, fondatore e segretario della Camera del lavoro di Sciara (Palermo). Domani la Cgil palermitana lo ricorda alle 10,30 a Sciara con la deposizione di una corona di fiori sulla tomba e gli interventi di Dino Paternostro, responsabile del dipartimento Legalità, Salvatore Rini, sindaco di Sciara, Enzo Campo, segretario generale della Cgil Palermo. Saranno presenti i familiari di Salvatore Carnevale.

“La lezione di Salvatore Carnevale, la sua lotta per rendere più umane le condizioni di vita e di lavoro nelle campagne, per l'affermazione dei diritti, delle 8 ore, del salario contrattuale, della sicurezza è quanto mai attuale – dichiarano Enzo Campo e Dino Paternostro –. Salvatore Carnevale fa parte dei caduti del movimento contadino siciliano che, a partire dai Fasci siciliani e fino al secondo dopoguerra, si batterono per liberare l’isola dall’oppressione della mafia e del latifondo. Dopo un lungo periodo di oblio, oggi stiamo cercando di recuperare tutte le storie dei nostri contadini e dirigenti caduti. Un recupero della memoria fondamentale per l’avvio di una nuova e concreta antimafia sociale che è il nostro impegno quotidiano nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche, nelle aziende. Un'antimafia nata sulla spinta della legge Rognoni-La Torre, che ha reso possibile la confisca dei patrimoni ai mafiosi e la riutilizzazione sociale dei beni confiscati”.

Si stava recando al lavoro presso una cava, nella proprietà dei Notabartolo, gestita dalla Lambertini, impresa emiliana, che forniva materiale inerte per il raddoppio della ferrovia della tratta di Termini. La barbara uccisione con sei colpi di lupara che lo straziano in pieno giorno doveva servire a ripristinare quel potere che Carnevale aveva saputo sfidare e battere come avevano fatto quelle decine di capilega e capipopolo uccisi in quegli anni del dopoguerra contrassegnati dalla conquista della Costituzione repubblicana fondata sul lavoro e dall’emancipazione del mondo del lavoro. L’assassinio di Carnevale diventa subito un caso nazionale, suscita una reazione immediata della Cgil guidata da Pio La Torre a livello provinciale e da Emanuele Macaluso a livello regionale, è seguito personalmente dal futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini.

A poco meno di due mesi dall'omicidio, il 7 luglio 1955, Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della Cgil, scrive a Francesca Serio in Carnevale, mamma di Salvatore. Recita la lettera conservata nei locali dell’Archivio storico Cgil e pubblicata per la prima volta un anno fa: “Cara compagna, scusami innanzi tutto se non ti ho scritto prima d’ora. La segreteria confederale ha esaminato la particolare situazione economica della tua famiglia causata dalla morte del caro ed eroico compagno Salvatore Carnevale assassinato dalla mafia perché difensore accanito e fedele della causa dell’emancipazione del lavoro. Mentre ti rinnovo le condoglianze più fraterne per la insostituibile perdita del tuo caro figlio, la cui morte sarà di fulgido esempio per tutti i lavoratori siciliani e di tutta Italia, ti invio la somma di lire 100.000 come aiuto della Cgil, per portare un po’ di sollievo alle tue necessità. Fatti forte cara compagna Francesca e sii certa che il sacrificio di tuo figlio non resterà senza frutto. La marcia dei lavoratori verso un avvenire di pace, di benessere, di maggiore tranquillità per tutti è continua. Verrà il giorno in cui gli ideali di tuo figlio, che sono gli ideali di tutti i lavoratori del mondo, saranno realizzati”.