“La trattativa non è incontrarsi ma entrare nel merito delle questioni. In tutti questi mesi non c'è mai stato un cambio di posizioni da parte di ArcelorMittal e del governo. La proposta che ci è stata presentata ieri nella sostanza ripropone punti e condizioni che l'esecutivo aveva già negoziato con ArcelorMittal e che da ormai diversi incontri viene riproposto alle organizzazioni sindacali come possibile accordo". Lo dichiara in una nota Francesca Re David, segretaria generale Fiom Cgil, dopo la rottura del tavolo avvenuta al ministero dell' Sviluppo.

"Ieri – spiega la sindacalista – ci è stato riconfermato che ArcelorMittal intenderebbe assumere solo 10 mila lavoratori e arrivare a fine piano nel 2023 con 8.500. È impensabile produrre 9 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio con 4 mila lavoratori in meno". Per la Fiom "è inaccettabile anche l'ipotesi di una società mista per esternalizzare, tra l'altro, non si sa neanche cosa. Non accettiamo né una diminuzione dell'occupazione a fronte di un aumento della produzione, né un ridimensionamento di diritti e salari per i lavoratori, come abbiamo detto dal primo giorno".

Così conclude la nota: "Il governo e l'azienda non hanno mai tenuto contro delle posizioni del sindacato. Una trattativa non si misura dal numero di incontri, soprattutto, se questi sono finti. D'altra parte, il ministro Calenda non finisce mai di stupirci. Oggi annuncia alla stampa che entro lunedì chiuderà sull'aumento di capitale di Alcoa e sull'accordo per la cessione della ex Lucchini. Questo dimostra la considerazione che il ministro ha per il punto di vista dei lavoratori e di chi li rappresenta”.