Sfruttamento, emarginazione, caporalato.  Accade nel Basso Lazio, dove da molti anni vive e lavora la comunità Sikh. La ‘little India’ dell’Agro Pontino è composta ufficialmente da circa 12.000 persone (anche se stime attendibili parlano di almeno 30.000 unità), che operano in agricoltura e nel comparto commerciale dell’area (si contano 150 negozi di generi alimentari gestiti da Sikh attivi a Latina e provincia). La principale forza lavoro impiegata nelle campagne lavora anche 10-11 ore al giorno, con un salario che oscilla fra i 2,5 e i 5 euro l’ora, senza alcun diritto a ferie, malattia o infortunio. Accanto a loro, la Flai Cgil è in prima linea da sempre, con l’azione del sindacato di strada per avvicinarli quotidianamente nei campi e da poco ha avviato, sotto il profilo formativo, con l’ausilio della Fondazione Metes, corsi d’italiano per facilitarne l’integrazione, attraverso la piena legittimazione della cittadinanza e della lingua.

 

“Sono lavoratori che non sapendo l’italiano non hanno accesso alle dinamiche contrattuali. La formazione consente di acquisire la consapevolezza che si hanno diritti – afferma Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –. Come dice Susanna Camusso, conoscere un ccnl ti permette di rivendicarlo e ai lavoratori consente di organizzarsi sindacalmente. Ma la certificazione offerta da Metes serve anche per i percorsi di regolarizzazione e oltretutto rompe il fiorente racket dei permessi di soggiorno falsi, in mano alla criminalità organizzata”.

Il direttore generale della Fondazione Metes, Claudia Cesarini, spiega che la certificazione dell’italiano è fondamentale per la strada dell’acquisizione dei diritti: “Non è solo un principio d’integrazione, ma anche di autodifesa. Molti non sanno leggere neanche la loro busta paga. Così riescono a tutelarsi grazie al sindacato. Facciamo un percorso d’integrazione. La prima esperienza con l’università Roma tre di Tor Vergata l’abbiamo acquisita a Borgo Ermada nell’Agro Pontino, dove oltre la metà dei lavoratori sono migranti. La prova d’esame è stata messa a punto dall’università presso il tempio della comunità Sikh, vicino alla serre dove lavorano. L’esame si articola in tre parti e dura un paio d’ore. Con il certificato di esame superato, possono fare la richiesta in Questura per il permesso di soggiorno di lungo periodo”.

“Diversi partecipanti conoscevano bene la nostra lingua, perché vivono qui da noi anche da vent’anni, mentre per altri è stato necessario frequentare corsi appositi (a Pontinia con la Caritas, oppure con l’Auser). Impegno, dignità e compostezza: sono le qualità che mi hanno colpito di più nei migranti. La prova del 19 febbraio si è svolta sotto i capannoni. Gli stessi Sikh hanno montato la tecnostruttura. Alla fine, su 73 iscritti, in 58 hanno superato la prova e ottenuto il certificato”, aggiunge Cesarini.

“Non dimentichiamoci che Flai e Cgil fanno azioni prettamente sindacali e tutte le attività sono assolutamente gratuite e non chiedono alcun contributo. Si consideri che si è già sviluppato un mercato di tali certificazioni. Vi è un surplus di trasparenza da parte della Cgil, che testimonia la fatica e l’impegno di quelle persone, oltrechè della struttura sindacale: partendo da un tasso di analfabetismo molto alto, siamo arrivati alla certificazione, facendo diventare quei migranti dei veri e propri cittadini attraverso la conoscenza della nostra lingua”, precisa Pelucchi.  

“La comunità Sikh è sempre più numerosa nella provincia di Latina, tanto da essere diventata la seconda comunità indiana in Italia, dopo quella di Novellara in provincia di Reggio Emilia. Oggi stanno creando le condizioni per far venire nel nostro Paese il resto delle loro famiglie. Quindi, la certificazione non è solo una prova d’italiano, ma una sorta di tessera fondamentale per un percorso d’integrazione e di emersione della legalità, al fine di evitare lo sfruttamento e altre forme di segregazione. Per noi, anche questo è fare sindacato: costruire una relazione sulla formazione e la certificazione, che poi rimane per la tutela sindacale. Offriamo un servizio, ma è anche un’occasione per farsi conoscere da tutti coloro che non erano iscritti alla Flai, In tutti i casi, è una sorta di biglietto da visita importante”, osserva ancora Cesarini.

“Questo percorso d’integrazione s’inserisce perfettamente nel solco della Carta dei diritti universali del lavoro. Qui parliamo di non luoghi di lavoro, come i campi, e ci battiamo ogni giorno contro il caporalato, e dunque è anche uno strumento d’integrazione e un modo per farsi riconoscere dai figli e dalla comunità ed esprimere con orgoglio quello che fece Giuseppe Di Vittorio, quando comprò l’abbecedario e imparò a leggere e a scrivere”, ricorda Pelucchi.

“Attualmente, sono in cantiere altre esperienze del genere altrove, come dei corsi di lingua italiana in provincia di Potenza, che partiranno entro novembre. A Maccarese, in provincia di Roma, stiamo lavorando sulla stessa falsariga con un’altra parte della comunità Sikh. E spero ci siano altre strutture territoriali disponibili a prendere ulteriori iniziative. In tutta Italia sono 130.000 i migranti in agricoltura, pari al 12,6% del totale della forza lavoro nel settore. Cerchiamo d’instaurare un percorso di fiducia reciproca. I Sikh sono principalmente impegnati nell’attività di raccolta, ma c’è un trend in crescita nelle attività più specializzate, come la cura delle stalle. La certificazione dell’italiano può supportare in questo percorso di crescita. Nel contempo, cerchiamo di applicare la Carta dei diritti universali del lavoro anche a questi lavoratori. E molti delegati Fp e Filcams ci aiutano nella nostra opera”, sottolinea Cesarini.

“L’aumento delle competenze e la certificazione di quell’aumento fa crescere quei lavoratori sotto il profilo professionale. Ci permette di sostenere l’idea che le persone possono crescere culturalmente nel corso della loro attività lavorativa. Noi ci battiamo per questo e ovviamente chiediamo poi alle imprese di riconoscere tale crescita in busta paga. Alla fine, la certificazione diventa uno strumento sindacale, utile e innovativo”, conclude Pelucchi.