Domenica prossima, 22 aprile, il Molise è chiamato al voto per il rinnovo del presidente della Regione e del Consiglio regionale. Un appuntamento importante per un territorio dall’economia fragile e alla disperata ricerca di lavoro, che il segretario regionale Cgil, Sandro Del Fattore, ha commentato oggi ai microfoni di Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1.

“In questo momento, siamo al centro dell’attenzione politica. Nel senso che l’esito del voto di domenica sera sembra addirittura possa influire sull’eventuale formazione di un nuovo governo nazionale, misurando i rapporti di forza all’interno delle coalizioni, in particolare in quella di centro-destra. I problemi della Regione e le possibili soluzioni rischiano così di passare in secondo piano, anche se si tratta di questioni molto gravi, come le annose carenze infrastrutturali, legate a un trasporto su ferro assai arretrato, anche per via della contrazione di risorse destinate al tpl. a causa dei criteri restrittivi - in primis il rapporto costi-ricavi - stabiliti in Conferenza Stato-Regioni per l’accesso al fondo nazionale per il trasporto pubblico che penalizzano il Molise. Certo, poi la nostra Regione vanta un Pil pro capite leggermente superiore a quello delle altre aree del Mezzogiorno, così come appare in aumento l’export, pur se concentrato su un pugno di aziende”, ha affermato il dirigente sindacale.

“Gli ultimi dati Istat sull’occupazione - poco considerati in campagna elettorale dai candidati presidenti - confermano le nostre preoccupazioni. In particolare, secondo la rilevazione riferita al 2017, risultano pressochè dimezzati (5.603 contro i 10.033 del 2015) i contratti a tempo indeterminato, a tutto vantaggio dei contratti a termine (11.246 due anni fa, che diventano 19.572 nel 2017). Poi c’è la percentuale sul part time involontario, che passa dal 14 al 20,4% nello stesso arco di tempo. Dunque, quel po’ di lavoro che si crea è prevalentemente lavoro a termine, precario e mezzo tempo imposto. Invece, per quanto riguarda l’aumento delle esportazioni, occorre rilevare che la nostra Regione, assieme all’Abruzzo, ha la più bassa dinamica di spesa per le famiglie di tutta Italia. Ciò vuol dire che i redditi, sia da lavoro che da pensione, continuano ad essere bassi, e inoltre che quel poco di occupazione che nasce non è in grado di spingere la spesa, i consumi e la domanda interna. Noi ci battiamo perché ci sia davvero un’inversione di tendenza di questo pericoloso trend”, ha proseguito l’esponente Cgil.

“Nel corso di questi mesi, abbiamo cercato di mettere a punto un piano straordinario per il lavoro, rivolto soprattutto ai giovani. Abbiamo organizzato molteplici mobilitazioni, costruendo un programma che abbiamo confrontato con il mondo associativo, con i sindaci di molti comuni e anche con i candidati alle elezioni amministrative. Le nostre proposte sono queste: un cambiamento della normativa sugli ammortizzatori sociali, vista che quella attuale penalizza le regioni deboli come la nostra, e non aiuta ad affrontare le crisi industriali con l’ausilio di tali strumenti. In pratica, i tempi non coincidono, per via della durata e della copertura degli ammortizzatori sociali gravemente rivisti con il Jobs act, e molti lavoratori rischiano di perdere qualsiasi sostegno al reddito molto prima che si riesca a rilanciare l’attività produttiva nei comprensori interessati, nel nostro caso quelli di Campochiaro Bojano e di Termoli”, ha continuato il sindacalista.

“Infine, il Molise è un territorio con un’enorme presenza di piccoli comuni, le cosiddette aree interne, tutte copite dal dissesto idrogeologico. Perché allora non s’investe davvero per un piano di risanamento? Che vuol dire esercitare un’attività costante di prevenzione e monitoraggio, che si fa con tecnologie altamente sofisticate. E quindi significa risanare le zone interessate, facendo nuove politiche industriali, producendo innovazione, instaurando un inedito rapporto fra territorio ed enti di ricerca, recuperando i centri storici, sperimentando materiali per il risparmio energetico, investendo risorse nel piano per lo sviluppo rurale, con distretti di agricoltura biologica, mettendo in moto una filiera per la difesa dell’ambiente, per il turismo, per la cultura, per i prodotti locali. Insomma, bisogna ragionare per una diversa qualità dello sviluppo, ma ci si deve impegnare in tal senso, come abbiamo fatto noi con le nostre iniziative e la nostra battaglia politica. Purtroppo, fino ad oggi, abbiamo avvertito una sottovalutazione di questi temi da parte di tutti”, ha concluso Del Fattore.