Cresce il dato dell’occupazione femminile, ma le donne risultano più precarie e meno retribuite degli uomini. Donne che sono più istruite e dinamiche, anche se ciò non basta ad abbattere il cosiddetto gender gap. Sono solo alcuni dei dati del rapporto (a cura di Ires Toscana con Franco Bortolotti e la ricercatrice dell’Università di Pisa Sandra Burchi) da titolo: “Come un caleidoscopio: mercato del lavoro e differenziali retributivi fra donne e uomini in Toscana”.

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Dallo studio emerge che l’occupazione femminile in Toscana, come in Italia, è in lieve crescita (la cosa risente dell’alzamento dell’età della pensione con la legge Fornero). Nell’ultimo anno si riducono sia il numero di disoccupate (dal 10,8% al 9,4%), sia il numero di disoccupati (dal 8,3% al 7,8%), mentre il 39,9% delle donne che lavorano in Toscana ha un età compresa fra i 15 e i 35 anni e il 62,8% ha un età fra 35 e i 64. Le donne toscane occupate (e non) contano su un maggior livello di istruzione e la laurea.

Ma oltre ai dati, vanno guardate le condizioni di lavoro. Le donne sono per lo più occupate nel settore dei servizi. In Toscana tra le donne il part time è sul 33%, mentre aumentano le dimissioni (dato nazionale): significa che è difficile organizzarsi per via di un lavoro più precario e incerto, anche al di là dell’esigenza di armonizzare i tempi di lavoro e della famiglia. Il gap di genere comunque resiste: l’occupazione maschile è al 71,5%, quella femminile al 59,9% (generale 65,6%). E c’è anche nelle retribuzioni: il differenziale salariale generale è del 37%. Ciò è dovuto in parte alla maggior precarietà. Gli uomini poi, a differenza delle donne, hanno nella carriera lavorativa una dinamica ascendente (un operaio a 60 anni guadagna un terzo in più che a 20-25, le donne invece guadagnano il 18% in più; tra gli impiegati con l’età gli uomini guadagnano il 59% in più, le donne il 48% in più).

“Il rapporto dimostra come le donne, anche nella nostra regione, rappresentino un potenziale in termini di capacità di lavoro e accumulo di competenza ancora largamente inespresso.- afferma Gianfranco Francese, presidente Ires Toscana - Il nostro obiettivo è di continuare a indagare questa condizione, fornendo all’attività delle strutture della Cgil elementi di analisi utili ai fini della contrattazione”.

"Per combattere la disparità di trattamento tra uomini e donne bisogna agire su varie leve: - ha aggiunto Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana - Intanto, serve un accesso migliore ai servizi, poi ci sono i percorsi di carriera e la formazione: le aziende scelgono a chi farla fare e spesso tocca agli uomini che hanno meno vincoli, così come gli incentivi retributivi sono più appannaggio degli uomini che delle donne. Occorrono azioni per una rete di servizi accessibili che aiutino le donne a conciliare i tempi di lavoro e della famiglia, e va potenziata la contrattazione. La lotta per i diritti delle donne va a beneficio non solo delle donne ma di tutta la società”.

“Nel settore del credito, la popolazione lavorativa è fatta dal 50% di donne e dal 50% di uomini circa - ha concluso Anna Maria Romano, del Coordinamento Donne Cgil Toscana - ma solo il 18% delle donne accede alla carica di funzionrio, e solo l’1% a quella di dirigente. Sobo numeri che raccontano come anche in uno dei settori a contrattazione più forte il mitico ‘tetto di cristallo’ è ancora lontano dall’essere sfondato”.