Sono una cinquantina i lavoratori in ferie forzate dal 21 marzo scorso, quando a Piombino la discarica dell'azienda Rimateria è stata messa sotto sequestro dai carabinieri del Noe di Grosseto. Secondo il decreto emesso dal tribunale di Livorno su richiesta della Procura sono stati così posti i sigilli ad un'area di 70 ettari, da mesi al centro di polemiche e proteste da parte dei cittadini: da tempo ormai i residenti lamentavano un crescente fastidio e danni alla salute a causa delle emissioni maleodoranti. L'intera questione è stata oggi, 29 marzo, al centro di un tavolo di crisi in Regione, presieduto dal consigliere all'ambiente Simoncini. Da parte sua la Regione Toscana auspica che si possa arrivare al dissequestro della discarica, la cui istanza è stata presentata oggi. È stata espressa l'intenzione di lavorare per trovare delle possibili soluzioni, con la priorità di tenere insieme lavoro, ambiente e salute. Precisando però che tutto deve essere fatto nel rispetto della legge e sotto il controllo degli organi preposti.

Il caso è complesso e, come riporta la nota dei carabinieri, “la discarica era gestita in maniera non adeguata alle norme tecniche di riferimento e non risultavano rispettate le prescrizioni imposte nell’Autorizzazione integrata ambientale dalla Provincia (2011) e dalla Regione (2016). È stata anche rilevata l’assenza di qualsivoglia copertura, anche provvisoria, circostanza che consentiva alle acque meteoriche di infiltrarsi nel corpo dei rifiuti, incrementando notevolmente la produzione di percolato. Nella discarica erano presenti diversi pozzi di estrazione del biogas, nessuno dei quali però era collegato a una rete di collettamento che assicurasse la captazione e il successivo recupero energetico/combustione. La mancata aspirazione dei gas di discarica determinava, di fatto, la libera dispersione in atmosfera, causando rilevanti emissioni odorigene”. L'azienda inoltre non avrebbe rispettato le prescrizioni della Regione del 29 novembre dello scorso anno, che le imponevano di attuare tutte le azioni e gli interventi necessari a ricondurre la gestione della discarica nel rispetto delle prescrizioni imposte dall’Aia.

Il sequestro ha costretto l'azienda a mettere in ferie forzate i lavoratori, perché essendo ancora a maggioranza pubblica i dipendenti non hanno ammortizzatori sociali. E il timore è che una volta terminate le ferie possano essere licenziati, visto che la discarica potrebbe anche essere chiusa in via definitiva. Oggi in Regione si è ipotizzato di poter usufruire del Fondo d'integrazione salariale e il consigliere Simoncini ha offerto la piena assistenza degli uffici di crisi agli operai e all'azienda per accompagnarli nei rapporti con l'Inps. I lavoratori non protestano solo per i loro posti a rischio, ma anche per la situazione di stallo che si è venuta a creare.

L'azione dei carabinieri ha bloccato tutte le attività: sia il conferimento dei rifiuti speciali, con cui Rimateria ha finanziato i lavori per la captazione del biogas e per la regimazione delle acque, sia gli interventi ambientali veri e propri per la soluzione del problema, portati avanti dai lavoratori stessi. Il risanamento ambientale era iniziato e stava seguendo un preciso cronoprogramma, che prevedeva la fine dei lavori di captazione per la fine di giugno e quelli di copertura della discarica e di regimazione delle acque per la fine dell’anno. La discarica è anche al centro del piano di risanamento ambientale e bonifica del territorio dove si trovano i vecchi stabilimenti siderurgici, essi stessi protagonisti di una crisi lavorativa ancora lontana dal trovare una soluzione definitiva.

A non aver poi migliorato la situazione è stato l'arrivo di rifiuti da tutta Italia, che hanno fatto innalzare il livello della discarica di sei metri nell'ultimo anno, e l'inchiesta della Procura di Firenze in merito ad un traffico di rifiuti su scala nazionale. Inchiesta ancora in corso e che avrebbe individuato un'organizzazione che lucrava sul traffico illecito di rifiuti speciali anche pericolosi, per lo più rottami ferrosi e legati al comparto delle acciaierie. L'inchiesta è in corso, e il riserbo degli inquirenti è massimo. Restano quei lavoratori in bilico, che sperano, per il bene proprio ma soprattutto della comunità e dell'ambiente, nel dissequestro della discarica, magari con un commissario, per poter proseguire con i lavori per la messa in sicurezza.