Da domani, 20 marzo, gli impianti della Solvay di Porto Marghera saranno al minimo fino al 23 marzo. Le Rsu aziendali e le segreterie territoriali di Venezia ritengono grave la scelta del gruppo di abbandonare Porto Marghera, vendendo le produzioni all'azienda sarda Fluorsid.

"Questa vendita arriva dopo un silenzio assordante da parte di Solvay, che non ha mai manifestato questa intenzione, ma anzi, ribadendo a ogni incontro la strateticità delle produzioni di Porto Marghera. Il comportamento da parte del management tradisce ogni diritto d'informazione dei lavoratori e dimostra che le relazioni industriali con questo  gruppo sono ai minimi termini. Siamo di fronte a una decisione unilaterale, che non dà nessuna garanzia di mantenimento e rilancio degli impianti e quindi getta nello sconforto più di centocinquanta lavoratori fra diretti e indiretti. La Fluorsid viene descritta come leader mondiale dei prodotti floururati, ma ha poche produzioni e qualche centinaio di dipendenti", sostengono unitariamente i sindacati.

"Inoltre, questa vendita arriva dopo il riconoscimento di Porto Marghera quale area di crisi complessa a dimostrazione della difficoltà territoriale e della necessità di forti investimenti per il rilancio della chimica veneziana. Altra perplessità, è come tale vendita s'inserisca nel già precario equilibrio delle produzioni chimiche a Porto Marghera. L'uscita di un gruppo mondiale, vendendo a un'azienda di piccole dimensioni, a nostro avviso, non garantisce le necessarie economie di scala per i necessari investimenti e rischia di compromettere alla radice ogni possibilità di mantenimento del petrolchimico, inducendo anche gli altri gruppi presenti a Porto Marghera al graduale disimpegno", continuano le tre sigle di categoria.

"Si rende necessario e urgente un confronto a livello nazionale con il gruppo Solvay, sia nella forma sia nel merito di questa decisione. Si rende necessario e urgente un confronto con gli enti locali, Regione Veneto e Comune di Venezia, in qualità di garanti delle attività industriali e delle dinamiche occupazione del territorio. Si rende necessario e urgente un incontro presso il ministero delle Attività produttive, perchè siamo di fronte all'ennesimo disimpegno di un gruppo internazionale dal territorio nazionale in un settore strategico quale la chimica di base", prosegue la nota sindacale.

Le Rsu e le segreterie territoriali, dopo l'assemblea generale di giovedì scorso, confermano lo stato di agitazione, con la messa in minimo tecnico degli impianti produttivi a partire dalle 6 di domani, 20 marzo, sino alle ore 6 di venerdì 23 marzo, e il blocco di ogni attività di flessibilità e straordinari. Nei prossimi giorni si prevedono altre iniziative di protesta.