Proseguono le iniziative di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Italiaionline di Torino. La chiusura della sede torinese mette a rischio circa 500 posti di lavoro. Dopo i tre giorni di sciopero della scorsa settimana, oggi i lavoratori si sono riuniti in assemblea nel centro congressi della Chiesa del Santo Volto, alla quale ha partecipato anche l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, sottolineando che "non è possibile continuare a decidere che i profitti del lavoro e dell'impresa siano privati, mentre le perdite e le conseguenze sociali della disoccupazione e di scelte, che derivano da esclusive ragioni di guadagno economico, non considerino i diritti e le giuste esigenze di chi lavora. Questo metodo è cinico e disumano; e produce ingiustizia, assistenzialismo, disagio sociale e gravi conseguenze di sofferenza per i lavoratori e le loro famiglie".

Le prossime tappe della mobilitazione dei lavoratori di Italiaonline prevedono domani, martedì 13 marzo, uno sciopero di 4 ore, dalle 9.15 alle 13.15, con un presidio davanti Palazzo Lascaris, in concomitanza con la riunione del Consiglio regionale; mercoledì 14 marzo lo sciopero a “staffetta” con le altre sedi italiane di Italiaonline; giovedì 15 marzo ci sarà uno sciopero di 8 ore della sede milanese e una delegazione di lavoratori torinesi parteciperà al presidio davanti alla Borsa di Milano, in occasione della riunione del cda di Italiaonline. Venerdì 16 marzo si terrà a Torino il coordinamento sindacale nazionale delle Rsu di Italiaonline.

Frattanto, dei licenziamenti annunciati da Iol ex Seat Pagine Gialle, 49 potrebbero riguardare la sede di Roma. L'allarme arriva da Michele Azzola, segretario generale Cgil di Roma e Lazio e Riccardo Saccone, segretario generale Slc di Roma e Lazio: "Quanto sta accadendo è sconcertante. Sono mesi che denunciamo la gestione priva di progettualità da parte della proprietà, molto solerte solo nel dividersi qualche mese fa un bonus di 80 milioni nel riversare sui lavoratori e sulla collettività il peso delle proprie incapacità. Dopo mesi di cassa integrazione, in buona parte a zero ore, ora presentano al Paese un conto salatissimo".

"Al ministro Calenda chiediamo di prendere una posizione ferma con la stessa solerzia che gli è propria da qualche mese. Alla sindaca Raggi e al presidente Zingaretti di far sentire la propria voce già al prossimo incontro previsto al Mise il prossimo 20 marzo. Occorre impedire che l'ennesima azienda storica di questo paese venga completamente distrutta da proprietà che sino a ora si son distinte solo per la capacità di diversi bonus e dividendi", conclude la nota.