Sante Coccia è il responsabile della Cooperativa della Lenticchia di Castelluccio di Norcia Igp (Indicazione Geografica Protetta) – prodotto di eccellenza della nostra industria alimentare –, che viene coltivata a 1.500 metri di altezza, la cui produzione varia da 3.000 a 4.000 quintali l’anno. Da sempre, da quelle parti, si vive quasi esclusivamente per la coltivazione del pregiato legume, diventato famoso in tutto il mondo, oltreché di turismo, specialmente da quando Castelluccio è stato annoverato nell’elenco dei borghi più belli d’Italia. Con il terremoto del Centro Italia del 24 agosto di due anni fa, ma soprattutto dopo la tremenda scossa del 30 ottobre 2016, la situazione a Castelluccio è profondamente cambiata. Il paese è stato investito in pieno dal sisma e distrutto pressoché interamente, tanto da dover essere abbandonato dai suoi abitanti per motivi di sicurezza e agibilità.

“Da quel periodo – rileva Coccia – il quadro è pressoché fermo. A circa un anno e mezzo dalla tragedia, siamo ancora quasi del tutto isolati, per quanto riguarda le strade. L’unica rete viaria aperta è quella che collega Spoleto, Foligno e Perugia, mentre è interrotto il collegamento Umbria-Marche, quello che, mediante la galleria di Forca Canapine, arriva fino ad Ascoli e San Benedetto del Tronto. Nei giorni scorsi abbiamo inaugurato la sagra del tartufo, che si chiuderà a meta marzo, ma di gente ne sta arrivando poca, proprio perché i collegamenti per arrivare a Norcia sono scarsi”. Anche sul piano della ricostruzione abitativa del paese di Castelluccio siamo ancora all’anno zero. “Dal lato delle case da ristrutturare o da edificare ex novo – conferma Coccia – non si è avviato nulla. Per il momento siamo sempre presidiati dai militari dell’esercito, e speriamo che, passate le elezioni, con la primavera riparta finalmente qualcosa”.

Il momento della semina parte a fine marzo, mentre per la fioritura della lenticchia bisogna attendere la fine di giugno, i primi di luglio. In quel periodo, tutta la valle, dove insiste Castelluccio, si trasforma e dà vita a uno spettacolo unico, con una fantasmagoria di colori e profumi. Subito dopo, si dà inizio alla raccolta, che si protrae fino a settembre, mentre il mese seguente, una volta pulito e selezionato a Norcia, il prodotto viene immesso sul mercato ed esportato in tutto il mondo. “La nostra lenticchia è molto apprezzata ovunque – osserva Coccia – e noi, grazie al riconoscimento Igp – avvenuto il 12 giugno 1997 –, siamo supertutelati sotto il punto di vista della genuinità e della bontà, tanto che i nostri prodotti sono ricercati dappertutto. Ovunque andiamo – si tratti di fiere, mercati o rassegne enogastronomiche –, riscuotiamo grande successo in termini di vendite. La nostra cooperativa è nata prima del riconoscimento Igp e ha goduto dei benefici effetti derivanti dalla certificazione di qualità. Su ogni nostra confezione c’è apposto il bollino Igp, e questo, oltre a essere una garanzia, ci tutela contro ogni possibile forma di contraffazione, pirateria in campo commerciale e commercio abusivo, grazie anche alla rete di controlli vigili e attenti esercitati sul territorio. Dal ’97 in poi possiamo dire che le falsificazioni sono quasi totalmente esaurite”.

La tutela del marchio Igp non vale solo per la lenticchia, ma anche per altri prodotti come il prosciutto di Norcia, la patata di Colfiorito, il farro di Monteleone. “Dieci anni fa, i nostri famosi norcini hanno reintrodotto il suino nero cinghiato di Norcia, un incrocio fra un maiale e un cinghiale, il cui prosciutto si può tranquillamente equiparare al famoso Pata Negra iberico. E di recente, nelle nostre zone è nata la birra artigianale fatta con la Lenticchia di Castelluccio di Norcia IGP, prodotta dal monastero di San Biagio, che sta riscuotendo successo”, precisa Coccia.

Del resto, secondo il recente rapporto Ismea-Qualivita, è emerso che le produzioni agroalimentari certificate made in Italy continuano a viaggiare a gonfie vele. Il nostro paese mantiene il primato mondiale nel settore delle produzioni certificate Dop, Igp e Stg, e grazie a questo, oltre a tutelare i nostri prodotti, si riescono a proteggere anche i lavoratori di aziende in regola, con la loro esperienza e competenza tramandate da generazioni. La lenticchia di Castelluccio alimenta un indotto economico e occupazionale importantissimo per la comunità locale e ha un effetto traino sia per il turismo che per l’intero settore agroalimentare del territorio. “Le nostre aziende sono quasi tutte a conduzione familiare – spiega ancora Coccia –, con una media di 2-3 addetti, per un totale di una trentina di realtà, suddivise equamente fra produzione e confezionamento del prodotto, con un’ottantina di persone che vi lavorano nel suo complesso. La nostra cooperativa raggruppa al suo interno tante piccole realtà agricole della zona, che da sole sarebbero ferme al palo”.

“Oggi il turista, dopo il terremoto, non viene più e allora dobbiamo essere noi ad andare da lui. Grazie alla solidarietà degli italiani, tantissime aziende ci stanno dando una mano, soprattutto al Centro-Nord. Ci invitano alle loro iniziative, ci mettono a disposizione spazi espositivi dove ci è permesso vendere i nostri prodotti. Oggi anche quel poco di gente che viene non si può fermare, perché, tranne qualche caso sporadico, non c’è ricettività alberghiera né strutture adeguate. Noi continuiamo a lottare contro tutto e tutti e speriamo che la solidarietà degli italiani continui attraverso la vendita dei nostri prodotti”, conclude il responsabile della cooperativa.