Il giudice Federica Florio ha respinto la richiesta di proscioglimento avanzata dai legali di Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero accusato di omicidio colposo nel processo Eternit bis, per le morti di due operai dello stabilimento di Cavagnolo, Giulio Testore e Rita Rondano, entrambi deceduti per mesotelioma pleurico. Lo riferiscono le agenzie di stampa. In particolare, riporta l'Agi, gli avvocati di Schmidheiny avevano sollevato il principio di diritto del "ne bis in idem", ovvero l'impossibilità di essere processati due volte per lo stesso fatto. Principio - appunto - che non è stato accolto.

Schmidheiny è stato condannato dal Tribunale di Torino a 16 anni di reclusione per disastro ambientale, era stato successivamente prosciolto per prescrizione. Poi l'avvio del secondo processo, con la "nuova" accusa di omicidio volontario, quindi derubricata in omicidio colposo.

La Corte Costituzionale si era già espressa sul "ne bis in idem" dichiarando "l'illegittimità costituzionale dell'art. 649 del codice di procedura penale, nella parte in cui esclude che il fatto sia il medesimo per la sola circostanza che sussiste un concorso formale tra il reato già giudicato con sentenza divenuta irrevocabile e il reato per cui e' iniziato il nuovo procedimento penale". Per le morti avvenute dopo la chiusura del primo processo, dunque, il "ne bis in idem" non può trovare applicazione.

A dicembre derubricata l'imputazione

A dicembre 2017 è arrivata la decisione della Cassazione di derubricare il capo di imputazione a carico dell’ex ad Schmidheiny nel processo Eternit bis da omicidio volontario a omicidio colposo. Questo "significa non garantire che sia fatta pienamente giustizia per la morte di centinaia e centinaia di persone e lavoratori, avvenuta in nome del profitto. E spezzettare il processo comporta l’ulteriore allungamento dei tempi, con il rischio della prescrizione”. Così aveva commentato Claudio Iannilli, responsabile politiche amianto e bonifiche del sindacato di corso d'Italia. 

Con questa sentenza, dunque, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi della Procura generale di Torino e del Pm contro la decisione del Gup torinese che aveva "spacchettato" il processo per le morti da Eternit, distribuendo la competenza anche a Napoli, Vercelli e Reggio Emilia. Rammarico per la richiesta del Pg era stato espresso dal sindaco di Casale Monferrato, Titti Palazzetti, e da Assunta Prato dell'Associazione familiari vittime dell'amianto. Il processo Eternit bis si è poi aperto il 19 dicembre.

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