"Una redistribuzione non democratica polarizza le ricchezze, che crescono sempre di più, e provoca un avvitamento sociale. Questo porta molti pericoli: prima di tutto rischia di mettere in discussione la coesione sociale dei Paesi". Così il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Colla, commenta a RadioArticolo1 il rapporto Oxfam 2018, diffuso mentre proprio si apre il forum economico mondiale a Davos. I dati attestano che l'8,6% della popolazione mondiale possiede l'85% della ricchezza complessiva.

 

"In Occidente - riflette Colla - era stata fatta un'operazione importante, ovvero la redistribuzione tra capitale e lavoro garantita attraverso il welfare. Ora la diseguaglianza pone un problema anche di democrazia: la gente non riconosce più la politica, quest'ultima non redistribuisce la ricchezza. È evidente che il modello porta a un avvitamento: senza redistribuzione non hai più il ruolo pubblico, il welfare, le condizioni per contrattare".

L'attuale situazione mondiale sembra seguire una strada sbagliata. Oggi, per il sindacalista, "c'è un sovranismo e un protezionismo che non porta certo redistribuzione: la politica di Trump è l'opposto di questo concetto, vuole far pagare meno tasse proprio a chi possiede la ricchezza. Gli Stati occidentali hanno sempre provato a calmierare la concentrazione di reddito, anche l'America ci ha provato con Obama, in particolare con l'operazione sulla sanità che è stata proprio di redistribuzione".

Nel frattempo in Italia si allarga la forbice tra ricchi e poveri. "C'è meno protezione sociale e uno spostamento anche culturale - per il segretario -: così si rischia di colpire il sistema pubblico, non capisco perché il welfare vada messo dentro l'impresa, non ne avevamo bisogno. Se la sanità crolla c'è un problema di tenuta di tutto il sistema: sottraendo ai cittadini il diritto alla salute è chiaro cosa accade, al Sud l'aspettativa di vita sta diminuendo in modo verticale". Stessi rischi che corre l'istruzione: "È la filiera dell'istruzione e ricerca che permette alle persone di avere autonomia, di stare nei luoghi di lavoro con dignità, di innovare. Se le competenze le consegniamo fuori dal nostro Paese - invece - facciamo un grave danno sul terreno delle possibilità".

Colla si sofferma sulle ricette da seguire per l'Italia. "Dobbiamo cambiare modello - dice -, smettere con le operazioni di sgravi lineari, che non funzionano e non ci possiamo permettere. Dobbiamo decidere a cosa dedicare le risorse disponibili: le filiere industriali sono fondamentali, per esempio l'agroalimentare è un'identità di questo Paese, un settore che non va assolutamente consegnato alle società estere". Poi c'è il nodo delle tasse: "Non possiamo avere tanta gente che non le paga - a suo avviso -, serve una risposta: altrimenti le risorse su cui discutiamo nei tavoli saranno sempre asfittiche". Se le cose non cambiano, conclude, "la gente si arrabbia: arriva l'insoddisfazione e il non voto, il non riconoscimento, non c'è partecipazione e si mette in pericolo la coesione sociale".