"La stampa locale ha dato notevole rilievo alla manifestazione di interesse di un tycoon cinese su Porto Marghera. L’interesse cinese a investire riguarderebbe l’area dei Pili e i terreni limitrofi di proprietà di soggetti noti in città. L’investimento, così come riportato dalla stampa, sarebbe rivolto al settore turistico e commerciale. Questo, richiede il cambio di destinazione d’uso delle aree, (da industriale a turistico-commerciale), moltiplicando per tale via il valore economico delle stesse, innescando una scelta speculativa che contrasta con gli impegni e orientamenti del governo per nuovi insediamenti industriali, previsti dalla legge che ha inserito Porto Marghera nelle aree di crisi complesse". È quanto si legge in una nota congiunta della Fiom del Veneto e di Venezia.

"Il 'progetto cinese' non può avere alcuna considerazione da parte delle Istituzioni veneziane, perché mortifica le aspettative dei lavoratori, dei giovani, per una ripresa degli investimenti produttivi a Marghera e perché punta ad accrescere a dismisura il turismo, a danno del lavoro produttivo, dell’industria, della piccola impresa e dell’artigianato. Semmai, il turismo avrebbe bisogno di essere governato e qualificato, piuttosto che accresciuto, dato che già oggi supera la soglia di sostenibilità della città storica", prosegue il comunicato.

"Le grandi navi a Marghera, i progetti cinesi ai Pili, sono il tentativo di sottrarre Porto Marghera alla sua vocazione industriale e manifatturiera e alla sua potenziale funzione di riequilibrio dell’economia del territorio, oggi piegata al turismo, dietro cui si nascondono (e neanche tanto) interessi economici e finanziari, che operano a danno dei lavoratori e della città. Per tali ragioni, occorre che il tema degli investimenti a Porto Marghera, area industriale di valore nazionale, sia portato al tavolo del governo per verificare rigorosamente la coerenza tra le manifestazioni di interesse, i progetti dei privati, e gli obiettivi della legislazione sulle aree di crisi complesse", conclude il sindacato.