“Saremo in tanti per dire che così non va, che sulle pensioni sono necessarie risposte che garantiscano ai giovani un lavoro e una pensione dignitosi, alle donne il riconoscimento del lavoro di cura, al sistema previdenziale una maggior equità. E che servono politiche economiche che rilancino investimenti e sviluppo, per dare un futuro diverso al Paese”. È con queste parole che il segretario generale della Cgil nazionale Susanna Camusso ha chiuso oggi (giovedì 30 novembre) a Brescia gli Stati Generali della Cgil Lombardia. Una tre-giorni (iniziata martedì 28) che ha stimolato una riflessione comune su come integrare, innovare e sperimentare progetti per tutelare di più e meglio chi lavora, con particolare attenzione alle strutture che nelle sedi Cgil erogano i servizi di tutela individuale.

Nel suo intervento conclusivo Susanna Camusso si è inizialmente concentrata sul tema di come costruire l’integrazione. “Otto anni di crisi hanno cambiato domande e modalità con le quali le persone vengono nelle sedi sindacali” ha spiegato: “Nella società sono aumentate le difficoltà e sono diminuite le risposte, questo ha accresciuto la fatica di chi lavora nei servizi, a cui non sempre al nostro interno abbiamo dato visibilità. Il loro lavoro ci ha consentito di elaborare la Carta dei diritti e l’idea che la sottende, cioè il riconoscimento che i lavoratori non esistono in ragione del loro contratto di lavoro ma dei diritti che hanno in capo”. Il leader Cgil ha poi rimarcato come “tanta parte della crescita e del rinnovamento del nostro tesseramento viene dai servizi. Il grande tema è come mantenere il filo del rapporto con i nostri iscritti, e questo è garantito dalla ricomposizione di tutele individuali e collettive. L’insieme dell’organizzazione deve dare valore ai servizi, che sono fonte d’informazione straordinaria sulla realtà del mondo del lavoro”.

Il discorso è poi virato, inevitabilmente, sulle manifestazioni di sabato 2 dicembre. “È per noi la prima mobilitazione di una vertenza che stiamo aprendo. E non è la premessa, come qualcuno ha insinuato, allo schieramento con chissà quale forza politica” ha affermato Camusso. “È una vertenza che parla del diritto dei giovani e delle donne di andare in pensione. La risposta che il sentiero è troppo stretto vuol dire condannare i giovani alla certezza di un futuro di povertà. Non si può agire sul sistema previdenziale per deroghe e aggiustamenti, che lo trasformano nella sostanza”. Il sistema previdenziale deve essere pubblico e con regole certe: “Quando sui giornali si esalta la proposta del governo e s’incoraggiano i giovani a fare assicurazioni integrative, si sta dando loro il messaggio che non devono affidarsi alla previdenza pubblica. Noi dobbiamo riaffermare, invece, che si tratta di un pezzo di welfare universale cui hanno diritto”.

Sul confronto con il governo, Camusso ha sottolineato che “se ci sono impegni assunti e non rispettati, un sindacato non può dire ‘mi accontento di quello che c’è’, perché quando andrà dai lavoratori non potrà dire che quegli accordi sono effettivamente esigibili. O segni il punto di fronte agli impegni disattesi o non sei più credibile: questa è la nostra regola in ogni trattativa”. L’ultima battuta è stata sui temi specifici del lavoro. “I dati di oggi – ha concluso – ci dicono che di nuovo l’asticella si è spostata sul contratto a tempo determinato rispetto a quello a tempo indeterminato, e che siamo ancora in presenza del moltiplicarsi dei modelli contrattuali. Si ha dunque un bel dire che occorre fare in modo che i giovani non scappino da questo paese. Lo confermano le cronache di ogni giorno, come le vicende Ryanair e Amazon. E noi dobbiamo essere grati a quei lavoratori che stanno dimostrando che al centro tornano a esserci i diritti delle persone che lavorano, e che un algoritmo non è diverso da un capo del personale”.

Ad aprire la giornata odierna è stato il segretario generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada, che ha esordito ricordando due fatti “che non ci piacciono”. Il primo è quello accaduto a Como, con la “provocazione fascista e revanscista contro una rete di associazioni, di cui fa parte anche la Cgil, che si occupa di accoglienza dei migranti”: Lattuada ha proposto all’assemblea di assumere una forte presa di posizione da diffondere in tutti i luoghi di lavoro, per dire chiaramente che “non passeranno, che noi non torniamo indietro sul terreno della difesa dei diritti di tutti”. Il secondo è la vicenda di Marica Ricutti, la mamma licenziata da Ikea “per non aver accettato gli orari imposti dalla multinazionale svedese, che si fregia di rispettare i diritti delle donne e lascia a casa una donna separata con due figli, di cui uno con seri problemi di salute”.

Il segretario della Cgil lombarda è subito poi entrata nel merito dei temi al centro degli Stati Generali. “In questi anni di crisi abbiamo contrattato, accolto, affermato i diritti” ha detto: “Chi oggi entra nelle nostre sedi ci chiede di prendere in carico i suoi problemi, spesso di fronte a un disagio profondo e all’incertezza delle regole, ma anche riconoscendo le capacità di chi lavora nei nostri servizi. Questo è un valore da preservare e migliorare”. Ciò che fa la differenza, e che rappresenta il tratto distintivo della Confederazione, è la capacità “di trasformare le risposte ai bisogni individuali in richieste collettive, provando anche a sperimentare elementi di innovazione. Questa è l’integrazione, che avviene tra categorie e sistema di tutele e tra i servizi stessi: provare a diventare noi propositori di bisogni anche inespressi”. La Cgil, ha aggiunto, “non sarà mai un’organizzazione degli iscritti: siamo e vogliamo continuare a essere per tutte e per tutti un’organizzazione sociale di rappresentanza. Chi ha la nostra tessera deve veder riconosciuto un proprio diritto non solo nelle scelte, ma anche in una possibilità ‘privilegiata’ di accedere al nostro sistema di tutele”.

Molti sono i progetti messi in campo per migliorare e qualificare l’azione dei servizi offerti dalle strutture Cgil lombarde. “Per noi integrazione vuol dire coscienza di essere donne e uomini che lavorano allo stesso scopo e con pari dignità. In Lombardia i dipendenti Cgil sono circa 1.800, di cui un terzo impiegato nelle tutele individuali. Nella crisi il carico di lavoro è aumentato per tutti, e tutti ci siamo fatti carico della sofferenza diffusa delle persone, soprattutto chi opera nel sistema di tutele individuali”. Per questo, ha annunciato il segretario Cgil Lombardia, sarà realizzata “una ricognizione di quello che c’è e delle condizioni di lavoro di chi opera nei servizi, riconoscendo al meglio ruoli e funzioni di chi oggi svolge un grande lavoro di qualità”.

La conclusione del suo intervento è stata dedicata alla mobilitazione sulle pensioni. “Dalle manifestazioni partirà un duplice messaggio: al governo, perché sia chiara la nostra volontà di mantenere aperto il confronto sulla previdenza; a Cisl e Uil, per ribadire che noi abbiamo lavorato per mesi sulla base di una piattaforma unitaria che rappresentava un punto di equilibrio nel rapporto con le persone. Se guardiamo ai risultati, è evidente che una linea di coerenza deve per noi richiamarsi a quegli obiettivi costruiti insieme ai lavoratori”. La Cgil, dunque, non intende arretrare: “Noi siamo legati a quella piattaforma – ha rimarcato – e chiediamo che questo valga anche per Cisl e Uil. La legge Fornero va cambiata, i lavori non sono tutti uguali e un passo alla volta, per usare lo slogan della Cisl, deve significare fare un passo in avanti, non tornare indietro”.

Gli Stati Generali della Cgil Lombardia, come si diceva, sono stati una tre-giorni di relazioni e dibattiti molti intensi. Numerosi gli interventi: da quello del segretario organizzativo Marco Di Girolamo (che ha presentato il sistema Sin Cgil, una grande piattaforma cui fanno riferimento i servizi di tutela individuale dell’organizzazione) ai responsabili delle diverse strutture di servizio (come Caaf, Inca, Ufficio vertenze), dai segretari e delegati delle Camere del lavoro e delle categorie all’intervento del responsabile informatico di Sintel Riccardo Di Capua (che ha illustrato la “rivoluzione” che verrà impressa con la piattaforma Sin Cgil e l’apposita app, nuovo strumento per funzionari e delegati per raccogliere dati e informazioni), ai rappresentanti delle associazioni (come Federconsumatori, Sunia, Auser).

La seconda giornata, quella di mercoledì 29 novembre, ha visto l’intervento conclusivo del segretario confederale Cgil Nino Baseotto. “Accoglienza e integrazione sono le parole chiave per la presa in carico delle persone da parte del nostro sistema di tutele” ha esordito: “L’apporto del sistema delle tutele al numero dei nuovi iscritti è ormai acclarato e riconosciuto. Con la tutela individuale alimentiamo il proselitismo. La media nazionale dei tesserati tramite il sistema dei servizi è del 60 per cento. Certo, si tratta di un’iscrizione che può essere temporanea, precaria, anche se non sempre è così”. Ha poi evidenziato alcuni “ritardi in termini di fidelizzazione e stabilizzazione, ma su questo terreno soprattutto le categorie possono giocare un ruolo importante”.

Per Baseotto “occorre spostare più avanti i confini dell'accoglienza, dalle nostre sedi ai luoghi di lavoro, perché coniugare la tutela individuale e quella collettiva fa bene alla nostra organizzazione, e dobbiamo scommettere sul ruolo delle delegate e dei delegati”. In conclusione, il segretario confederale Cgil ha esortato “a superare le tendenze a conservare l’esistente e le resistenze a mettere in connessione i cambiamenti nei luoghi di lavoro con il nostro stare sul territorio. Anche nella prospettiva del prossimo congresso, occorre abbandonare l’uso del ‘noi e voi’, per affermare, nel pieno riconoscimento delle rispettive autorità e funzioni di ogni struttura, il dato comune di appartenenza all’unica grande realtà della Cgil”.