“Continuiamo a esprimere preoccupazione per le condizioni del mercato del lavoro italiano, che potremmo definire stagnante. La ripresa occupazionale, troppo lenta, coinvolge quasi esclusivamente gli over 50 ed esclude i giovani, che sempre più spesso, per necessità e non solo per volontà, scommettono su un futuro lontano dall'Italia”. Così la segretaria confederale Tania Scacchetti commenta i dati ‘occupati e disoccupati’, diffusi quest'oggi dall'Istat.

Nello specifico, secondo l'Istat il tasso di disoccupazione a ottobre è rimasto stabile all'11,1%. La disoccupazione giovanile è pari al 34,7%. Sempre nel mese – sottolinea l'Istituto – gli occupati in Italia erano 23.082.000 in calo di 5.000 unità su settembre e in aumento di 246.000 unità su ottobre 2016. Il dato di settembre è stato rivisto a ribasso di circa 50.000 unità. L'istituto spiega che il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni è rimasto stabile rispetto a settembre al 58,1%. Rispetto a ottobre 2016 il tasso di occupazione è cresciuto di 0,7 punti percentuali. Il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni è stabile al 34,5% rispetto a settembre e in calo di 0,3 punti rispetto a ottobre 2016.

Per la dirigente sindacale, “quanto rilevato dall'Istituto nazionale di statistica dimostra come i mali strutturali del mercato del lavoro, ossia basso tasso di occupazione, forte gap di genere, differenze territoriali, siano ancora tutti da aggredire”. Inoltre, “si evidenzia come le politiche d'incentivazione di questi ultimi anni siano state inutili, poiché non supportate da un forte rilancio degli investimenti, dalla valorizzazione del lavoro stabile e dignitoso, dal sostegno all'innovazione e alla ricerca”.

L'esponente confederale, poi, giudica “allarmanti” i dati relativi alle politiche attive diffusi dall’Inps. “L’incremento dei beneficiari di tali politiche (+50% sul 2015) – spiega – è determinato prevalentemente dagli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato, che hanno il grande limite della temporaneità e che riguardano una platea molto più ristretta rispetto a quella potenziale di circa 3 milioni di disoccupati, per la quale sarebbero più efficaci strumenti come presa in carico, profilazione, formazione professionale e riqualificazione”.

“In una situazione di crisi persistente per gran parte del sistema produttivo, l'aver ridotto la tipologia e la durata degli ammortizzatori sociali, senza investire adeguatamente sulle politiche attive, aumenterà senz’altro il disagio sociale. Per questo – conclude la sindacalista –, tali misure vanno corrette, una richiesta che avanzeremo sabato 2 dicembre dalle manifestazioni organizzate in cinque città italiane”.