Le segreterie nazionali di Feneal, Filca e Fillea, congiuntamente con i territori di Taranto, "esprimono forte preoccupazione per il sequestro dello stabilimento Cementir di Taranto, avvenuto oggi. L’intervento della magistratura riapre, sul fronte Cementir, una questione che come sindacato abbiamo posto, inascoltati, ormai alcuni anni fa. Lo stabilimento di Taranto rappresentava e rappresenta tuttora una microvertenza simbolica per quel territorio, con storie di cessioni, disimpegni, inquinamento e rischio di tracollo produttivo e occupazionale simili a quelli dell’Ilva, con cui continua a condividere destini e sopravvivenza".

"Un'interconnessione che – secondo le categorie nazionali e territoriali – si evidenzia anche attraverso l’inchiesta che la procura di Lecce, con l’ausilio degli uomini della Guardia di Finanza, ha condotto sullo scambio di scarti di lavorazione che il siderurgico cedeva alla Cementir per la produzione del cemento. I sequestri di stamattina, ai silos del cementifico e al parco loppa dell’Ilva, sono un'urgenza che continuiamo a sottoporre da tempo nell’ambito del rilancio e dei piani di cessione di quell’azienda, su cui oggi più che mai andrebbe rivista l’autorizzazione integrata ambientale, e nell’ottica di un passaggio di mano della proprietà si pone come chiave di volta per garantire oltre ai posti di lavoro, anche una industria innovata e bonificata".

Questioni che i sindacati delle costruzioni intendono sottoporre nuovamente a tutti i vertici istituzionali coinvolti, dal Comune alla Regione, passando per i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico. "Tutti gli attori istituzionali – dicono i segretari - diano sostegno al percorso di garanzia che le organizzazioni sindacali stanno rivendicando e si approfitti del fermo giudiziario degli impianti per fare chiarezza sul futuro di quell’insediamento e dei suoi 72 dipendenti tarantini, che non possono essere chiamati a pagare le conseguenze di questo provvedimento".

A partire da oggi stesso, le tre sigle di categoria riprenderanno la loro azione di pressing nei confronti del presidente della task force per il lavoro della Regione Puglia, Leo Caroli, e del vice ministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova. Tra gli interventi più urgenti richiesti, la comunicazione relativa al piano di bonifica e smaltimento dei luoghi interessati al sequestro e la proroga della cassa Integrazione (scadenza dicembre 2017) per i lavoratori del sito di Taranto.