Da oggi sono ufficialmente fermi i treni della ex Fcu, la ferrovia centrale umbra che da oltre un secolo collega la regione da sud (Terni) a nord (San Sepolcro). Uno stop per ripartire secondo i piani della Regione, che parla di "sospensione dell'attività commerciale", funzionale ai lavori di manutenzione che dovrebbero rilanciare il servizio, che passerà nelle mani di Rfi. 

Ma questa lettura non convince affatto lavoratori e sindacati che infatti stamattina (13 settembre) hanno manifestato proprio sotto il palazzo della Regione. "Rimaniamo convinti che la sospensione del servizio doveva e poteva essere evitata - spiega Marco Bizzarri, segretario generale della Filt Cgil dell'Umbria - magari facendo quella manutenzione ciclica che invece, come ha ammesso l'azienda stessa, è mancata per anni come anche quella ordinaria (da almeno due)".

Ma oltre a a stigmatizzare gli errori del passato, i sindacati hanno preoccupazioni anche sulle promesse per il futuro. "La stessa azienda ci dice - hanno spiegato Filt, Fit, Uiltrasporti, Faisa e Orsa - che nonostante i finanziamenti a disposizione (63 milioni di euro, ndr) continuano a mancare almeno altri nove milioni di euro per investimenti nella manutenzione corrente. E se questo è vero non sarà comunque possibile riaprire la linea. Altro che rilancio della linea ferroviaria come affermato sui giornali".

"Chiediamo che per una volta i responsabili di tale situazione ne rispondano - continuano i sindacati dei trasporti umbri - poiché a pagare altrimenti sono solo i cittadini umbri e i lavoratori di Umbria Mobilità e Busitalia (i capistazione, macchinisti e capitreni della ex Fcu), per i quali si fatica a trovare una soluzione rispetto al ricollocamento".

Di qui la richiesta dei sindacati, rivolta stamattina all'assessore regionale ai Trasporti Giuseppe Chianella, di effettuare in continuità di servizio la manutenzione che permetterebbe di mantenere in esercizio almeno la tratta Nord, importante per la mobilità umbra. "Tale scelta - spiegano ancora i sindacati - permetterebbe di non privare la regione del treno, scongiurerebbe il depauperarsi del know how del personale ferroviario e garantirebbe un impatto occupazionale ridotto". In giornata è attesa la replica della Regione.