“L'Egitto fino a questo momento rispetto all'Italia si è reso responsabile di non aver fatto mai alcuno sforzo serio, utile, importante per far luce sulla vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso con evidenti coinvolgimenti di apparati di sicurezza e di strutture dello Stato, con magistrati che hanno fornito carte illeggibili o non utili per la conoscenza dei fatti, con uno spirito di collaborazione da parte dell'autorità di quel paese nei confronti dell'Italia totalmente inesistente”. Così Fausto Durante, responsabile politiche internazionali della Cgil, a RadioArticolo1 dopo le parole del ministro degli Esteri Angelino Alfano il quale ieri, parlando a Montecitorio, ha definito “ineludibili” i rapporti tra Roma e Il Cairo.

Per il sindacalista della Cgil, “non è solo un problema della famiglia di Giulio Regeni che, non dobbiamo mai dimenticarlo, ha subìto una violenza e una perdita incommensurabili; è un problema di dignità e di rispetto dello Stato italiano e di tutti noi allo stesso tempo”, aggiunge: “Finché non ci sarà chiarezza sulla sua morte, sino a che non si sarà fatto ogni sforzo per capire cos'è successo e scovare i responsabili materiali dell'omicidio, i rapporti con l'Egitto non potranno essere segnati da normalità”.

“Per questo – conclude – è stato un errore rimandare al Cairo l'ambasciatore italiano dopo averlo ritirato per ragioni che sono ancora tutte presenti oggi: o si è sbagliato allora, o si sta sbagliando adesso. Sarebbe il caso che la politica italiana facesse un ragionamento serio perché non si tratta solo della famiglia Regeni, a cui va il massimo rispetto, si tratta della dignità e dell'orgoglio della Repubblica italiana”.