Settimana decisiva per l'Atac, l’azienda di trasporto pubblico di Roma. Per l’azienda, gravata da circa 1,3 miliardi di euro di debiti, l’amministrazione comunale ha scelto la strada del concordato preventivo, cercando così un accordo con i creditori sotto l’egida del tribunale. Mercoledì 6 settembre si terrà il primo incontro tra l'assessore ai Trasporti Linda Meleo e Cgil, Cisl e Uil. Giovedì 7 si svolge il Consiglio straordinario sulla situazione e il futuro della municipalizzata; nella medesima giornata i lavoratori si troveranno in piazza del Campidoglio per un presidio.

“Noi vigiliamo e ci opporremo in ogni modo a qualsiasi tipo di riduzione dei salari per i lavoratori o del numero degli stessi”. A dirlo è il segretario della Filt Cgil Roma e Lazio Eugenio Stanziale, commentando le parole dell’assessore alle Partecipate Massimo Colomban, che ha rilevato come “in Atac il numero dei dipendenti sia superiore di almeno il 10-15 per cento, se si tiene conto della produttività, rispetto ad aziende analoghe di altre città italiane”.

Per Stanziale l’assessore “Colomban dovrebbe confrontarsi con la sindaca Raggi che sui lavoratori di Atac ha detto tutt'altra cosa. Uno dei due non dice il vero: vorremmo capire chi”. Il segretario Filt rimarca che “non è la prima volta che l'assessore alle Partecipate dice che c'è un surplus di dipendenti nelle aziende romane, ma le sue parole oggi confermano le nostre preoccupazione su possibili ricadute del concordato preventivo sui lavoratori di Atac”.

Cgil, Cisl e Uil hanno anche messo in atto le procedure per uno sciopero, la cui proclamazione dipenderà dall’incontro di mercoledì 6. “Noi ovviamente non vorremmo farlo, perché siamo responsabili e sappiamo che uno sciopero creerebbe disagio ai cittadini romani, tant'è che negli ultimi anni si contano sulle dita di una mano gli scioperi di Cgil, Cisl e Uil” aggiunge Stanziale: “Ma ci stanno mettendo nelle condizioni di non poter fare altro: dobbiamo far sentire la voce dei lavoratori. Si vede all'orizzonte un trasporto pubblico a Roma in cui potrebbe essere anche aumentato il prezzo del biglietto. Siamo preoccupati anche per gli effetti sui cittadini, i costi di quest’operazione potrebbero pagarli anche loro”.

Il primo timore, continua il segretario Filt, è “che, per come è stata condotta quest’operazione, si rischia il fallimento. Il secondo è il prezzo alto che potrebbero pagare i dipendenti. Voci circolate all'interno dell'azienda e riprese dalla stampa parlano di un possibile taglio del salario accessorio, ovvero della contrattazione di secondo livello, tra i 200 e 400 euro a dipendente. Questo è improponibile”. E così conclude: “Perché dobbiamo andare avanti ora con la spada di Damocle del concordato sulla testa? Perché queste decisioni sono state prese nelle segrete stanze? Nello stesso Movimento 5 Stelle c'è chi pensa che si poteva fare una scelta diversa per salvare Atac”.