“I temi della casa e del welfare abitativo devono essere al centro dell’impegno di Governo, Parlamento ed enti locali. Manca una vera politica abitativa”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi. Per la dirigente sindacale “i fatti di cronaca dei giorni scorsi sono solo la punta dell'iceberg di un crescente disagio sociale, di cui quello abitativo è evidentemente componente fondamentale. Quanto sta accadendo è la conseguenza dell'assenza di una vera politica abitativa, di una concreta programmazione di strumenti e risorse, dell''inadeguatezza e della sporadicità degli interventi, della mancanza di una visione strategica e di un governo centrale”. “Servono - aggiunge - misure strutturali che riducano povertà, disuguaglianze sociali, disoccupazione, precarizzazione del mercato del lavoro, altrimenti andremo incontro ad una situazione sociale potenzialmente esplosiva”.

“Per questo - prosegue Fracassi - riteniamo sia urgente un 'Piano per l'emergenza' che abbia come presupposto un reale monitoraggio del disagio abitativo nelle varie realtà territoriali e che preveda un sostegno al reddito delle famiglie, attraverso un fondo per l'affitto e per le morosità, con dotazioni adeguate, e l’ampliamento dell’offerta abitativa in affitto di edilizia residenziale sia pubblica che sociale, con canoni commisurati ai redditi delle famiglie”.

Secondo la segretaria confederale “è necessario un programma pluriennale di investimenti per nuovi alloggi di edilizia pubblica, a partire dal pieno utilizzo dei fondi ancora giacenti e, come già da noi proposto, un piano pluriennale di edilizia sociale per rispondere ai bisogni della cosiddetta 'fascia grigia' della popolazione, attraverso risorse derivanti dall'accantonamento di una quota percentuale degli stanziamenti destinati alle 'grandi opere'”.

“In assenza dell'assunzione della drammaticità del problema, di una visione lungimirante, di un impegno concreto a livello centrale e dell'attivazione a livello locale di accordi tra amministrazioni, associazioni dei costruttori, sistema cooperativo e organizzazioni sindacali, il rischio concreto - conclude Fracassi - è che il problema assuma rilevanza solo quando sfocia nel dramma per essere dimenticato il giorno successivo”.