"Inaccettabile l’emendamento della senatrice Puglisi che prevede la reintroduzione dei contratti di collaborazione nelle università per alcune tipologie. A pochi giorni dall'inizio del confronto che porterà al rinnovo dei contratti nazionali nel pubblico impiego, si torna a mettere in discussione uno degli obiettivi centrali della riforma Madia, il superamento del precariato nella pubblica amministrazione”. Così il segretario confederale della Cgil Franco Martini commenta l’emendamento presentato dalla senatrice del Pd al decreto Mezzogiorno.

“L'emendamento della senatrice Puglisi – sostiene Martini – apre un varco pericoloso, che rischia di vanificare lo sforzo compiuto in questi mesi per realizzare in fase di decretazione le necessarie coerenze con l'accordo governo-sindacati del 30 novembre 2016”. “Questa iniziativa – prosegue il dirigente sindacale – è inaccettabile anche sul piano del metodo e appare subalterna alla pressione di alcuni interessi, che spingono al ripristino delle collaborazioni”. 

“Ci sono soluzioni contrattuali che si possono praticare per rispondere alle esigenze organizzative delle università e della pubblica amministrazione, l'idea di risolvere tutto con il ritorno della precarietà di massa è sbagliata. Anziché colpi di emendamenti e decreti legge – conclude Martini – si dia spazio al rinnovo dei contratti”.

Alla nota della Cgil ha poi replicato la senatrice Puglisi: "Ciò che evidentemente si continua a non comprendere – scrive la parlamentare Pd – è che gli atenei sono istituzioni autonome che hanno specificità proprie per operare nella formazione e nella ricerca e non si possono trattare come un ufficio comunale o del catasto. No ai voucher, no ai contratti di collaborazione... i tutor degli studenti li paghiamo in nero o non li paghiamo affatto?", chiede Puglisi?

Pronta la risposta di Franco Martini per la Cgil: "Sostenere l'assenza di alternative ai contratti di collaborazione, come sembra faccia la senatrice Puglisi, significa avere scarsa nozione delle tipologie contrattuali. Le soluzioni esistono, ma vanno ricercate attraverso la contrattazione, non con emendamenti che stravolgono la normale dialettica fra le parti”, spiega Martini. 

"Esistono i contratti a tempo determinato, oppure quelli in somministrazione – continua Martini –, ma il punto non è la disponibilità di alternative alle collaborazioni, bensì la volontà di riconoscere economicamente il valore delle prestazioni e i diritti di chi lavora. Fintanto che si continuerà a inseguire una politica fondata su bassi salari e assenza di diritti, il Paese resterà il fanalino di coda dell'Europa".