"Italia e Unione Europea implementino le operazioni di salvataggio in mare, garantiscano un'accoglienza diffusa e dignitosa nel rispetto delle convenzioni e delle norme internazionali sul diritto d'asilo e sulle persone bisognose di protezione internazionale". Così la Cgil nazionale in occasione della Giornata mondiale del rifugiato: "Si assumano le proprie responsabilità di fronte al dramma di migliaia di uomini, donne e bambini che, rischiando la propria vita, attraversano il mare per approdare in Europa".

La Confederazione ribadisce di considerare “inaccettabile, oltre che inefficace, la politica dei muri e delle chiusure portata avanti dai paesi europei”, e "sbagliate le ultime misure di esternalizzazione delle frontiere adottate dall'Italia e dall'Unione". È pericolosa, prosegue, la stipula "di accordi di riammissione con i paesi di provenienza dei rifugiati, come quelli con la Turchia e con i paesi africani, molti dei quali sono dittature o regimi in cui vengono sistematicamente violati i diritti umani".

Nella nota si chiede al governo italiano di "abrogare le leggi Minnitti-Orlando sull'immigrazione e sulla sicurezza perché, come abbiamo più volte denunciato, rappresentano un passo indietro sul piano dei diritti e della civiltà giuridica del nostro Paese. Anziché intervenire sulle tante contraddizioni e limiti dell'attuale legislazione, si introducono nuove norme di discutibile efficacia, senza peraltro migliorare l'efficienza del sistema di asilo". Inoltre, "invece di implementare un modello di accoglienza dignitosa si rilancia il ruolo dei Centri permanenti per il rimpatrio, nuova denominazione per gli attuali Cie, senza che ne venga modificata la funzione né assicurato il pieno rispetto dei diritti delle persone trattenute".

Per la Cgil "le risposte 'istituzionali non possono essere di tipo securitario, tese a dividere, frammentare e diffondere sentimenti di odio, certamente più funzionali agli obiettivi di conservazione". Il tema dell'immigrazione - conclude la nota - deve essere affrontato ponendosi il problema "di migliorare le condizioni di vita di chi sta peggio e ridurre le disuguaglianze in ogni parte del mondo. E i diritti universali devono essere riconosciuti in capo alle persone, a prescindere dalla loro provenienza, per garantire dignità e nuovi spazi di cittadinanza".